Non si ferma la protesta degli avvocati del circondario di Bronte, impegnati a difendere la sezione staccata del Tribunale della Città del pistacchio destinata a essere soppressa nel rispetto del decreto legislativo che mira a razionalizzare le spese delle strutture giudiziarie. Non solo per gli avvocati di Bronte, infatti, la soppressione delle sedi staccate tutto provocherebbe tranne che un risparmio economico e sarebbe causa di un esponenziale aumento del volume di lavoro nel Tribunale di Catania. Pensate che solo il Tribunale di Bronte, al servizio di un territorio che aggrega i Comuni di Bronte, Maletto, Maniace e Randazzo, ma anche di Santa Domenica Vittoria, Cesarò e San Teodoro, conta circa 700 cause civili pendenti a cui si aggiungono 160 procedimenti di volontaria giurisdizione. Non meno pesante il carico dei procedimenti penali. Sono circa 400, infatti, i processi che dovranno essere celebrati, procedimenti che, se dovesse essere effettuata la riforma, dovrebbero essere celebrati nel Tribunale di Catania. “Adesso – ci dicono all’unisono gli avvocati brontesi – immaginate il numero dei procedimenti pendenti non solo a Bronte, ma anche ad Acireale, Giarre, Adrano, Paternò, Belpasso e Mascalucia, tutte sedi di Tribunale destinati alla soppressione. Immaginate l’organizzazione che il Tribunale di Catania dovrà predisporre per celebrarli tutti, organizzazione che attualmente certamente non ha. Anche il presidente della Corte di Appello di Catania, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha ribadito come Catania non sia pronta ad accogliere tutti i processi dei paesi etnei. “Per questo – concludono i legali – chiediamo di prorogare l’attuazione della riforma”. Alla protesta partecipa anche la società civile che giudica il decreto di riforma come l’ennesima soppressione di una fetta dello Stato in un territorio montano, distante da Catania e collegato con l’area metropolitana da una viabilità lenta, vetusta e nervosa. Non a caso tempo fa, gli stessi avvocati del versante nord ovest dell’Etna avevano presentato una proposta che vedeva quella di Bronte diventare la sede giudiziaria montana al servizio di un comprensivo che va da Linguaglossa fino a Biancavilla: “Non sarebbe poi sbagliato – ci dicono in tanti – si alleggerirebbe di lavoro il Tribunale di Catania e si eviterebbe di depauperare di servizi le zone periferiche”. Intanto tutti i Consigli comunali dei paesi del circondario di Bronte discuteranno una mozione a sostegno della protesta degli avvocati. Nel documento si chiede esplicitamente ai gruppi politici a farsi promotori di iniziative per scongiurare la soppressione che “compromette la tutela dei diritti dei cittadini”.
IL CARICO DI LAVORO
700 CAUSE CIVILI pendenti, a cui si devono aggiungere centosessanta procedimenti di volontaria giurisdizione.
400 I PROCESSI penali che dovranno essere celebrati
7 I COMUNI serviti dalla sezione distaccata del Tribunale: oltre a Bronte, Maletto, Maniace, Randazzo, Santa Domenica Vittoria, Cesarò e S. Teodoro.
L.S. Fonte “La Sicilia” del 10-02-2013