Il patrimonio immobiliare riconducibile al boss Turi Catania, ritenuto il capo storico dei Santapaola nella città del pistacchio e tra i più pericolosi esponenti della mafia dei Pascoli dei Nebrodi, è stato restituito. La Corte d’Appello, infatti, ha revocato la misura di prevenzione disposta a carico dell’esponente di Cosa nostra (detenuto) dopo aver analizzato gli esiti di una perizia, disposta dopo un rinvio della Cassazione, dove si evince che «la sperequazione patrimoniale potrebbe sussistere solo per il primo anno in esame (1992), mentre per gli anni successivi si è tenuto conto dell’avanzo delle gestioni precedenti e pertanto non si rileva sperequazione». Il collegio di secondo grado, restando «fermo il giudizio di pericolosità sociale nei confronti di Catania», non ritiene di poter affermare «che i beni oggetto della confisca siano stati acquisiti con proventi derivanti da attività illecite» e quindi ha disposto «la revoca della confisca dei beni». «Si conclude dopo un calvario giudiziario lungo 12 anni il procedimento relativo alla misura di prevenzione patrimoniale a carico di Turi Catania di Bronte.
La Corte di Appello di Catania – commentano i difensori, gli avvocati Mario Brancato e Giuseppe Grasso – con provvedimento del febbraio scorso ha annullato definitivamente il decreto di confisca e ha disposto la restituzione di terreni e fabbricati di proprietà della moglie D’Antonio Maria e dei figli Catania Luca e Catania Nico. La travagliata vicenda aveva visto – argomentano i due penalisti – già un precedente annullamento da parte della Corte di Appello nonchè della Suprema Corte di Cassazione e aveva registrato la precedente restituzione della azienda agricola di famiglia». I due avvocati infine manifestano «soddisfazione per l’esito della controversa vicenda, che consente dopo tanti anni di restituire serenità ai terzi interessati, logorati dall’attesa di giustizia». Fonte “La Sicilia” del 27-04-2023