Lo Sprar di Bronte sarà attivo fino al 2019, per ospitare 22 richiedenti asilo maggiorenni, e lo continuerà a gestire la cooperativa Iride di Scordia, unica partecipante e aggiudicataria, per 3,9 milioni di euro, d’una più ampia gara triennale. Sul fronte privato, la stessa società qui ha un «Centro di seconda accoglienza con 15 minori stranieri» e la cooperativa Freedom di Siracusa attende l’ok dalla Regione Siciliana per il «Centro di primissima accoglienza per 60 minori stranieri», nell’ex albergo Parco dell’Etna. A breve un privato aprirà pure un centro per 10 profughi al posto di uno per 15 minori stranieri. È questo il quadro di quello che si può definire il «Sistema brontese pubblico-privato di accoglienza migranti», con una capacità ricettiva a regime di 108 fra richiedenti asilo, profughi e minori stranieri non accompagnanti, a cui si è aggiunta di recente una comunità alloggio per 10 minori italiani (elevabili a 12). L’Assessorato regionale alla Famiglia da circa due mesi deve esprimersi sull’istituzione della struttura per ospitare 60 minori stranieri non accompagnati, autorizzazione che secondo alcuni sarebbe un atto dovuto, visti i pareri urbanistico e igienico-sanitario favorevoli resi dal Comune e dal Servizio Igiene dell’Asp di Bronte. Sul punto il sindaco Graziano Calanna precisa: «Vero è che l’Ufficio tecnico ha dato nulla osta sull’idoneità urbanistica per alcune strutture, ma era obbligato a farlo. Ho chiesto ulteriori controlli estesi a tutte le richieste di agibilità, affinché si sia estremamente certi che nessuno violi le regole». E in generale Calanna spiega: «Bronte è per l’accoglienza, l’ha dimostrato con l’istituzione dello Sprar e l’ha ribadito di recente confermandolo, ospitando gli attuali 21 rifugiati che, per le attività che svolgono, possiamo dire integrati nel tessuto sociale. Il problema deriva dalla nascita di centri privati, in molti chiedono al Comune autorizzazioni per creare strutture per migranti, ma farne arrivare troppi significa mettere in difficoltà le istituzioni sociali e scolastiche e aumentare i livelli di allarme nelle Forze dell’Ordine». Secondo Calanna «il numero di migranti giusto per ogni Comune è quello previsto dalla conferenza unificata Stato-Anci, con la clausola di salvaguardia che stabilisce in ogni città 2,5 richiedenti asilo per ogni 1000 abitanti, per cui a Bronte non dovrebbero arrivarne più di 50. La norma è chiara: “le strutture di prima accoglienza sono attivate dal Ministero dell’interno, in accordo con l’Ente locale nel cui territorio è situata la struttura, e gestite dal Ministero anche in convenzione con gli Enti locali”». «La ratio della norma – precisa il sindaco – vuole che si conosca, prima di attivare strutture, la capacità ricettiva d’un territorio, con il sindaco che deve esprimersi. Ad oggi nessuno mi ha interpellato o ascoltato, per questo ho scritto al presidente Crocetta, al Prefetto di Catania e all’Anci. So che è una battaglia difficile da vincere – conclude Calanna – , ma io la combatterò fino alla fine». E la battaglia si profilerebbe al Tar, visto che un’opposta scuola di pensiero esclude dalla clausola di salvaguardia i minori stranieri non accompagnati e non prevede accordi col Comune per l’apertura di strutture private. Luigi Putrino Fonte “Giornale di Sicilia” del 09-08-2017