I semplici ma preziosi ornamenti, che abbelliscono l’interno dell’edificio, sono stati riportati alla luce grazie all’intuito del direttore dei lavori di restauro, l’architetto Filippo Nasca, insospettito da una piccolissima bolla della pittura notata sull’arco trionfale. L’architetto Nasca, da noi raggiunto nel suo studio di Catania, ieri sera ha spiegato: «Circa due mesi fa, finito il montaggio dell’impalcatura dentro la chiesa, sono salito sul piano di lavoro in sommità del ponteggio per constatare da vicino lo stato dei quattro archi e delle tre volte a crociera. Sulla superficie dell’arco trionfale, quello sopra l’altare maggiore, la pittura presentava una bolla, d’un paio di centimetri quadrati, ininfluente ai fini statici ma interessante per capire cosa potesse coprire».
E qui, l’acume del direttore dei lavori ha fatto la differenza. «Ho fatto saltare quella sfoglia di pittura color avorio, all’apparenza insignificante, ed è affiorato uno sfondo arancione e poi uno dorato, così ho fatto saggi altrove – ha precisato Nasca – e sono emerse pitture verde acqua marina, glicine. A quel punto, ho esteso l’indagine sui quattro archi e sulle tre volte e sono venute alla luce queste antiche decorazioni, verosimilmente dell’800». Ma le scoperte non finiscono qui. L’architetto Nasca, infatti, ha raccontato: «Specularmente alle finestre laterali della navata, che sporgono sulla pubblica via, ce ne sono altrettante finte, le cui nicchie all’apparenza anonime erano state arricchite da decorazioni riproducenti infissi in legno, forse delle finestre vere, con una particolare cura dei dettagli. Insomma, nel complesso abbiamo riportato alla luce una navata molto più bella rispetto a come la si conosceva qualche mese fa, sulle cui decorazioni stiamo eseguendo interventi di protezione e conservazione».
Su quest’ultimi lavori il direttore Nasca ha specificato: «La qualità dei materiali che furono usati per le decorazioni è ottima, lo affermo con certezza facendo mio il parere del professore Enrico Ciliberto, ordinario di Chimica generale e inorganica dell’Università di Catania, da me invitato in cantiere per una valutazione, grazie al prezioso suggerimento datomi dell’ingegnere Giuseppe Gaeta mentre in chiesa verificavamo lo stato di sicurezza dei tiranti che passano sotto la volta. Di tutto questo – aggiunge l’architetto Nasca – ovviamente ho informato la Soprintendenza ai Beni culturali e Ambientali di Catania, che ha eseguito un sopralluogo e ritenuto assolutamente auspicabile riportare alla luce tutte le decorazioni». L’ipotesi che le decorazioni siano dell’800, secondo nostre ricerche, troverebbe riscontro nelle «Memorie storiche di Bronte», dove lo storico Benedetto Radice scrive: «Il corpo della chiesa fu restaurato e decorato per cura di Nunzio Capizzi Monachello nel 1873».