La Guardia di Finanza di Bronte (Catania) ha portare a termine un’operazione di servizio in materia di lavoro nero ed evasione fiscale, nel settore economico della sartoria di alta moda a Bronte. I militari, insospettiti da un andirivieni di donne presso le sedi di due ditte brontesi, scoprivano una illecita modalità operativa, realizzata grazie ad un intenso lavoro a domicilio per la rifinitura di capi di abbigliamento. Molte lavoratrici “in nero” (tutte donne), si recavano presso le sedi per ritirare i capi da rifinire e, a lavoro ultimato, riportavano i capi presso le ditte. Le successive verifiche fiscali, nei confronti delle due aziende facenti capo ad un unico nucleo familiare (i titolari delle due ditte sono marito e moglie), si svolgevano con l’identificazione e le relative interviste delle lavoratrici dipendenti “in nero”, che evidenziavano come le stesse prestassero lavoro subordinato per le predette aziende da molto tempo, qualcuna anche da 10 anni. Tra le lavoratrici identificate era presente anche una ragazza minorenne. Le verifiche fiscali si concludevano con l’individuazione e la contestazione, alle due ditte controllate, di 53 lavoratori in nero (52 per una ditta e 1 per l’altra), oltre 19.500 giornate lavorative prestate e l’irrogazione di sanzioni amministrative minime per circa euro 780 mila euro in diffida e per circa 1,1 milioni di euro in contestazione. Scoperta una frode fiscale per sopperire ai costi sostenuti per il lavoro dipendente “in nero”, consistente nella contabilizzazione di fatture false, per circa 300 mila euro, per fittizi noleggi di macchinari, con l’ulteriore e conseguente vantaggio dell’indebita detrazione dell’Iva in acquisto delle F.O.I. (circa 60 mila euro). Sono stati, inoltre, riscontrati: elementi positivi di reddito non dichiarati per oltre 125 mila euro; base imponibile I.R.A.P. sottratta a tassazione per circa 325 mila euro; ritenute operate e non versate pari a 78 mila euro; Iva dovuta pari a circa 85 mila euro. Denunciati i titolari delle due ditte utilizzatrici delle anzidette fatture false, nonchè i legali rappresentanti di altre due società del nord Italia, emittenti le fatture fittizie. Un’ulteriore denuncia, per la titolare della ditta che ha avviato al lavoro la ragazza minorenne.
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