Il “Contratto di fiume” è lo strumento che può permetterci di fare diverse cose. E dobbiamo provare a farle tutte. L’obbiettivo più importante però che non dobbiamo perdere di vista, anzi raggiungere a tutti i costi, è tutelare il territorio dai dissesti idrogeologici a seguito dei cambiamenti climatici. Quello che è accaduto lo scorso ottobre, infatti, sulle sponde del Simeto non può essere né sottovalutato, né dimenticato». Sono le parole sindaco di Bronte, Pino Firrarello, a pochi giorni dal vertice che lui stesso ha propiziato a Villa delle Favare, a Biancavilla, sede del Gal Etna. Il “contratto di fiume”, infatti, è uno strumento ideato anche per valorizzare i territori fluviali e tutelarli dal rischio idraulico. E dire che il 24 ottobre scorso entrambe le rive del Simeto, nei territori di Bronte e Maniace, sono state sottoposte a un forte rischio idraulico, non rende l’idea del dramma che hanno vissuto i proprietari dei terreni e delle abitazioni vicine al fiume o gli automobilisti costretti ad attraversare i ponti sul Simeto. Tutti, infatti, ricorderanno come il 24 ottobre scorso una impetuosa bomba d’acqua ha portato via intere strade, cancellando buona parte della viabilità rurale e lasciando isolate diverse aziende agricole e zootecniche. La pioggia battente, durata diverse ore, è stata così violenta da mettere a dura prova la resistenza dei ponti. Alcuni di questi, infatti, sono stati chiusi al transito dalla Protezione civile, incredula nel constatare come l’acqua, in condizioni normali lontana dalla carreggiata anche 10 metri, sia riuscita con una furia spaventosa a sommergere l’asfalto, scavando buche profonde attorno ai piloni dei ponti che hanno resistito per miracolo. Neanche il Castello Nelson è stato risparmiato: la furia delle acque ha addirittura divelto parte della recinzione attorno ai terreni e, dal lato del torrente Saracena battuto furiosamente contro i robusti muri si sostegno.
«Solo per miracolo – spiega Firrarello –in quei giorni non si sono verificate vittime, ma sappiate che intere greggi e diversi bovini sono stati portati via dal Simeto. La stessa vita degli allevatori è stata messa a repentaglio. La verità è che gli argini del fiume Simeto, che non è certo un piccolo torrente, devono essere messi in sicurezza. Il ponte della Cantera è alto 12 metri, l’acqua lo ha superato in poche ore di pioggia e ricordatevi che solo nel territorio attorno a Bronte sono addirittura 11 i ponti che attraversano il Simeto ed i suoi affluenti. «Ma oltre ai danni ai manufatti ed alla viabilità, – continua Firrarello – incalcolabili sono stati i danni subiti dall’economia legata all’agricoltura. Interi frutteti sono stati inondati e ricoperti di detriti di ogni tipo. E guardate che non è la prima volta che nelle zone vicino al fiume si trema, quello dello scorso ottobre forse è stato solo il fenomeno più impetuoso e drammatico. Bisogna intervenire, insomma – conclude – I Comuni non hanno né le risorse, né l’autorità per farlo». E per Firrarello il “Contratto di Fiume” sembra lo strumento idoneo per affrontare il problema con le risorse comunitarie. «L’Europa ha i problemi di fiumi più importanti rispetto al nostro, ma Il Simeto, se vuole, sa essere pericoloso. Il Gal Etna sembra lo strumento ideale per individuare le risorse necessarie per affrontare il problema. Io ringrazio i vertici del Gal che hanno creduto in questa mia iniziativa. Il percorso è obbligato ed i tempi sono stretti: Dobbiamo intervenire. Il territorio, l’economia e la gente ci chiedono risposte».