Sospeso dal comune di Bronte il pagamento dei canoni del biennio 2020-2021 per i pascoli comunali sull’Etna e sui Nebrodi, contro la crisi per la pandemia da Covid-19. La misura di sostegno agli allevatori è stata deliberata in questi giorni, dall’amministrazione del sindaco Pino Firrarello, e reitera quella adottata già lo scorso anno, dalla giunta dell’ex primo cittadino Graziano Calanna. A Bronte, fino ai primi anni Novanta i pascoli demaniali erano concessi a fronte del versamento di un canone, poi per circa 25 anni sono stati barattati solo con la funzione antincendio da pascolamento. Dal 2015, gli allevatori per questi terreni possono beneficiare dei fondi europei (PAC 2015-2020), dopo l’ok della Commissione europea di tre anni fa, perché «aree dove si svolgono tradizionalmente attività legate al pascolamento denominate pratiche locali tradizionali (PLT)», recita il decreto 40/2018 dell’allora assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera.
Proprio l’ex assessore regionale ha operato una rivoluzione del sistema delle concessioni dei pascoli in Sicilia che, oltre al «Protocollo Antoci», dall’anno scorso ha introdotto ulteriori restrizioni sui requisiti di moralità dei richiedenti, che hanno dato corpo al «Protocollo Bandiera», a cui si sono uniformati anche i comuni. A Bronte nel 2018 l’ex sindaco Graziano Calanna ha avviato un processo di ritorno al pagamento dei pascoli comunali, completato nel 2020 con l’applicazione d’un canone di 50 euro per ettaro, pari a una media delle tariffe dei pascoli regionali in queste zone (dove quelli privati valgono sui 150 euro/ettaro), così sulle concessioni pascolive allineava Bronte ai comuni del comprensorio (Maniace, Cesarò e Troina) e alla Regione Siciliana. Luigi Putrino Fonte GDS
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