Ricorso inammissibile. Con questa decisione la Cassazione ha fatto diventare irrevocabile la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Catania nei confronti degli imputati del processo, stralcio abbreviato, frutto dell’operazione antidroga Sciarotta scattata nel 2019 e che riguardava un gruppo organizzato di pusher a Bronte. Sono 9 gli anni totali che Andrea Gullotti e Giuseppe Parisi (che in appello hanno ottenuto una notevole riduzione della pena) dovranno scontare. Gli altri imputati avevano ricevuto pene dalla Corte d’Appello da 1 a 5 anni. Ma andiamo ai particolari dell’inchiesta e poi alle motivazioni della magistratura requirente. Le telecamere e le cimici i carabinieri di Randazzo le piazzarono vicino alla casa di campagna di Andrea Gullotti (figlio di Giuseppe ammazzato nella guerra di mafia nel 2002) e nei pressi del circolo ricreativo di Bronte. Ed è così che i militari scoprirono, nel 2017, che era stata creata un’organizzazione criminale dedita allo spaccio che comprava la droga a Catania, precisamente a Librino e al Villaggio Sant’Agata. Al fianco di Gullotti, negli affari illeciti, gli inquirenti posizionarono Parisi. Ma il gruppo poteva contare su un folto manipoli di pusher che smerciavano sostanza stupefacente e avevano anche il compito di nascondere la droga tra vecchi ruderi di campagna. Il pilastro del quadro probatorio sono state proprio le conversazioni intercettate.
Sono quelle che hanno dimostrato «l’operatività» a Bronte del gruppo criminale, scrisse la Corte nella sentenza di secondo grado oggi diventata definitiva. Qualche sospetto che i carabinieri li avevano presi di mira gli imputati l’hanno avuta. Gullotti più volte li ha avvertii: «Non parlare più di grammi… non parlate che ci sono le cimici…». L’organigramma fu ricostruito anche grazie ai manoscritti sequestrati a casa di Gullotti: «Block notes e buste con sigle e numeri, si identificavano i nominativi di Alex Spitaleri, detto becchino, indicato come Bikk, Patrizio Cavallaro, indicato con Pakk ed Enzo Currenti indicato come En». Per la riscossione dei crediti di droga, la linea del capo era molto precisa: «Pietà per nessuno». Laura Distefano Fonte “La Sicilia” del 03-06-2023