La “Diesel” del cittadino onorario brontese Renzo Rosso, taglia del 70% le commesse al Polo tessile di Bronte, mandando in crisi l’intero comparto e nella disperazione più 600 operai, che rischiano il posto di lavoro. Questo il preoccupante quadro emerso ieri mattina durante il vertice convocato d’urgenza dall’Ufficio provinciale del Lavoro di Catania su esplicita richiesta delle organizzazioni sindacali di categoria. Così, ospiti del direttore Domenico Palermo e della dott.ssa Maria Rosaria Licciardello, attorno a un tavolo si sono riuniti Gino Mavica e Beppe D’Aquila della Cgil, Rosario Ganci e Giuseppe Floresta della Cisl e Rosario Laurini Salvino Luca della Uil. Con loro anche Totò Bonura e Salvatore Belfiore della Cna, la Confindustria ed alcune fra le più importanti imprese tessili brontesi. «Il quadro che è emerso – ci dice Gino Mavica della Cgil – conferma le nostre preoccupazioni. La Diesel che è forse il maggiore committente del Polo tessile brontese ha ridotto drasticamente le richieste a danno delle stesse aziende tessili, che hanno subito la decisone, e chiaramente dei lavoratori che rappresentano l’anello debole della catena». «Renzo Rosso – conferma Mario Catania, production manager della “Bronte Jeans”, che è l’azienda tessile che dà maggiore lavoro a Bronte e che è all’avanguardia in Europa nel settore delle confezioni – senza preavviso ha ridotto le commesse di oltre il 70%. A settembre ci avevano comunicato una diminuzione del 20% giustificato da un presunto calo delle vendite. In verità forse stavano già pensando di dirottare il lavoro in Marocco e Tunisia. Così a gennaio ci hanno comunicato l’amara realtà che non tiene in considerazione quanto stabilito 4 anni fa, quando per mantenere le percentuali delle commesse a Bronte, ci convinsero ad investire 7 milioni di euro (che adesso rischiamo di non riuscire ad ammortizzare) per completare la lavorazione dei jeans con la lavanderia e la stireria». Per spiegare in numeri l’entità della crisi la “Bronte jeans” fino a ieri confezionava 3500 paia di jeans “Diesel” al giorno. Le proiezioni future parlano di una produzione di appena 3500 paia di jeans la settimana. Dati che in percentuale si ripetono in tutte le altre aziende tessili brontesi che lavorano con Renzo Rosso. Aziende che se non volessero licenziare gli operai sarebbero costrette a dar loro lavoro per appena un giorno la settimana. Per questo le organizzazioni sindacali ieri a Catania hanno chiesto di porre in essere alcune iniziative atte a garantire i lavoratori: «Abbiamo chiesto – spiega Mavica – che tutti i fermi aziendali, anche se temporanei, dovranno essere tempestivamente comunicati all’Ufficio del lavoro ed all’Inps, per permettere al lavoratori di percepire le indennità di disoccupazione. Oltre a ciò, anche attraverso il contributo dell’Ufficio del Lavoro, pensiamo sia indispensabile convocare un tavolo di lavoro congiunto con la Regione siciliana, affinché si reperiscano quelle risorse che permettano l’applicazione di tutti gli ammortizzatori sociali previsti per legge, che mettano in condizione le aziende di non licenziare o di ricorrere alla cassa integrazione. Ma non finisce qui. – continua Mavica – E’ bene che il governo capisca che chi dirotta lavoro all’estero a danno dei lavoratori italiani non può certo percepire finanziamenti pubblici dallo Stato, che non può certo accettare che ci sia qualcuno che per risparmiare confezioni all’estero abbigliamento spacciato poi sul mercato come Made in Italy». Le organizzazioni sindacali adesso coinvolgeranno le istituzioni a tutti i livelli, affinché, si ponga l’attenzione sul problema che ovviamente non coinvolge solo Bronte ma l’intero comparto tessile della Sicilia e forse dell’Italia che di questo passo, nonostante i proclami sulla qualità del Made in Italy, rischia di scomparire.
Gaetano Guidotto fonte “La Sicilia” del 28-02-2009
“TUTELEREMO I LAVORATORI”
La «Diesel» di Renzo Rosso taglia del 70% le commesse di jeans e sul Polo tessile di Bronte e sui 600 lavoratori del comparto si abbatte l’ombra della crisi. La notizia, che già aleggiava negli ambienti, è stata confermata durante un vertice con le aziende tessili di Bronte convocato dal direttore dell’Ufficio provinciale del lavoro, Domenico Palermo, su richiesta dei sindacati. «Abbiamo ricevuto la comunicazione ufficiale da parte della Diesel a gennaio. – conferma Mario Catania, production manager della “Bronte Jeans”, – Comunicazione cui noi abbiamo risposto attraverso una precisa diffida a non diminuire il carico di lavoro, dandoci il tempo di pianificare l’attività aziendale». «Il nostro obbiettivo – continua Catania – è quello di tutelare l’azienda e tutti i lavoratori che rappresentano una delle più qualificate manodopera nel settore tessile. Contemporaneamente non staremo certo a guardare e andremo a cercare altri clienti». Il vertice della “Bronte Jeans”, ha comunicato le determinazioni della Diesel ai lavoratori che adesso minacciano, già nei prossimi giorni, manifestazioni di protesta nei confronti dell’azienda di Renzo Rosso. Bronte e l’intera Sicilia orientale inoltre hanno puntato parecchio sul tessile costituendo il distretto “Sicilia orientale – filiera del tessile” che racchiude 61 aziende tessili, 1231 lavoratori, un piano finanziario di ben 13 milioni e 300 mila euro e 9 partner istituzionali socio economici, oltre a coinvolgere 3 poli tessili come quelli di Bronte, dei Nebrodi e dell’ennese che ovviamente adesso tremano. «Sono già stato costretto a liquidare un’azienda – ci dice l’imprenditore tessile di Bronte Silio Barbagallo – ed a ridurre il mio personale. Se non interviene la Regione siamo costretti a chiudere bottega. E non c’è una nostra lavoratrice che non deve pagare un mutuo. Ma visto che molti marchi di abbigliamento ormai confezionano all’estero io mi domando: ma il Made in Italy si confeziona lavora in Italia?» «Quest’amministrazione comunale – ci dicono il vice sindaco di Bronte, Nunzio Calanna e il sindaco Pino Firrarello – ha creduto nel Polo tessile programmando iniziative ed infrastrutture che agevolassero le imprese e salvaguardassero i posti di lavoro. Il nostro augurio di conseguenza è che gli imprenditori continuino a garantire il lavoro. Noi siamo pronti ad intraprendere ogni tipo di iniziativa anche coinvolgendo le istituzioni sovra comunali, affinché il problema si risolva». « Non è possibile – concludono – che una manodopera così qualificata come quella brontese rischi il lavoro». Intanto le organizzazioni sindacali presenti al vertice a Catania hanno già chiesto tutela per i lavoratori.
L.S. fonte “La Sicilia” del 28-02-2009