Il blitz della Guardia di Finanza di Bronte che ha scoperto 53 lavoratrici in nero in un’azienda tessile, riapre il dibattito sul futuro del polo tessile brontese che per la Cgil è tutt’altro che roseo. Gino Mavica, responsabile di zona del sindacato, infatti, non nasconde le proprie preoccupazioni. “La Cgil – afferma – si associa al plauso per l’azione di contrasto svolta dalla Guardia di finanza contro il lavoro nero, adesso però il problema è che questa sacrosanta operazione non determini, indirettamente, una crisi occupazionale per le quasi 30 lavoratrici in regola che operano nell’azienda”. Per Mavica, infatti, il settore non accenna a riprendersi dalla crisi: “Sui segnali di ripresa del settore – infatti ribadisce – la nostra organizzazione è molto più cauta, in quanto in linea generale, nell’anno in corso, è prevista una recessione del 2% del Pil (ed a gennaio si è verificato un crollo del 7% e 5%, rispettivamente, per gli ordinativi e il fatturato nell’industria, mentre a febbraio vi è stato il boom della cassa integrazione) che, inevitabilmente, porterà quest’anno ad un nuovo aumento della disoccupazione”. Crisi che per Mavica ha ripercussioni dirette a Bronte: “Nello specifico – infatti continua – il settore tessile a Bronte vede ad oggi un’azienda, la “Tagli e Confezioni”, che ha già cessato l’attività e le sue ex 40 dipendenti da quasi un anno sono in mobilità. Nel gruppo della Bronte Jeans, vi sono 91 lavoratrici della “Rosso Nero” e di “Artigianato tessile” in cassa integrazione straordinaria da ottobre 2011, e 111, rispettivamente della “Bronte Jeans”, “L.S. moda” e “GTE” che hanno usufruito della cassa integrazione in deroga fino al a dicembre dello scorso anno”. E qui Mavica teme il peggio: “Queste lavoratrici dovrebbero tornare al lavoro, ma se questo accenno di ripresa produttiva dovesse com’è probabile fermarsi nuovamente in autunno, a seguito delle possibili modifiche previste sugli ammortizzatori sociali nella trattativa nazionale con il Governo Monti, con quali strumenti si potrà allora intervenire?”. Per la Cgil una possibile salvezza può essere rappresentata da un consorzio di imprese e un marchio tutto brontese: “Bisogna lanciare un nuovo consorzio o associazione di imprese – conclude – dopo il fallimento dell’ex consorzio Sicilia moda, puntare sull’innovazione tecnologica e sulla qualità e, non per ultimo, realizzare un marchio proprio che, se adeguatamente sostenuto, ci liberi progressivamente dal giogo delle commesse dei grandi marchi che, a nostre spese, realizzano quote di profitto esorbitante. Ma per realizzare ciò occorre che sia le imprese che le varie istituzioni investano finanziariamente in questo progetto e, a quel punto, anche il sindacato dei lavoratori farà (nell’ambito dei contratti di lavoro e degli accordi interconfederali vigenti) la sua parte per evitare che vi sia il tracollo di un settore portante della nostra economia”.
Gaetano Guidotto fonte “La Sicilia” del 21-03-2012