Tre religioni, un unico messaggio: nessun credo predica violenza e morte, ma solo amore. Questo, in sintesi, il messaggio finale della partecipata “Fiaccolata per la pace” organizzata dal Comune di Bronte con la collaborazione della Consulta giovanile, di tante associazioni e del mondo scolastico. Tanti giovani hanno partecipato alla marcia, illuminando via Umberto con le loro fiaccole. Alla manifestazione hanno partecipato il sindaco Graziano Calanna, con la Giunta municipale, il presidente del Consiglio comunale, Nino Galati, insieme con diversi consiglieri fra cui Samanta Longhitano che è stata la promotrice dell’evento. Con loro padre Salvatore Maggio, co – parroco della chiesa di San Giuseppe, Ahmed Ben Addallah, in rappresentanza della comunità islamica di Catania e Mauro Petralia, presidente della consulta giovanile che ha portato i saluti dell’Istituto buddista della Soka Gakkai. Il corteo ha percorso tutta la via Umberto fino a piazza Spedalieri, dove la folla riunita in cerchio ha osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime del terrorismo ed assistito all’emozionante momento in cui la bandiera della pace è stata issata sul sacrario dei Caduti. Poi all’interno del cine-teatro comunale, la conferenza “La costruzione della pace attraverso il dialogo intereligioso”. “Siamo qui – ha detto il sindaco Graziano Calanna – per dire che Bronte condanna e rifiuta ogni forma di violenza e terrorismo e per urlare a gran voce che vogliamo vivere in pace anche con chi pratica una religione diversa. Bronte ha rispetto di qualsiasi Paese e di tutte le religioni, ma si schiera contro quelle frange fondamentaliste che usano la religione per fare la guerra. Non è il popolo islamico il nostro nemico, non sono i musulmani, ma i fanatici che uccidono in nome della religione”. “Era necessario – ha aggiunto Samanta Longhitano – dover prendere le distanze dalle barbarie che si stanno verificando nel mondo”. Incoraggiante il messaggio giunto dai musulmani: “L’Islam non è violenza – ha affermato Ahmed Ben Abdallah – i terroristi non sono musulmani e la religione non prevede violenza. Dio è amore e condanniamo chi ha ucciso in nome della religione”. Significativi gli interventi del presidente Galati e di padre Maggio che ha ribadito di aver letto più volte il Corano senza trovare elementi di violenza. “Sarebbe bello proseguire – ha concluso Mauro Petralia – continuando il dialogo fra le religioni”. L. S. Fonte “La Sicilia” del 15-12-2015