Sebastiano Mignemi, presidente della prima Corte d’Assise di Catania, lo ha pronunciato in maniera chiara. Ergastolo per Filippo Asero, il brontese di 49 anni, accusato di omicidio aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi della moglie Ada Rotini. Questo l’esito del processo, con l’imputato che dovrà rimanere anche un anno in isolamento diurno. Parliamo dell’uomo che l’8 settembre del 2021 uccise a coltellate Ada di 46 anni, originaria di Noto, perché dopo un anno di matrimonio aveva deciso di separarsi. Ada e Filippo quel terribile giorno avevano appuntamento in Comune per l’udienza di separazione. Prima però la donna andò a casa di Asero per portar via degli effetti personali. All’inizio andò tutto bene, poi, quando la donna era già salita in auto, si scatenò la rabbia omicida dell’uomo che con un coltello la colpì a ripetizione, senza lasciarle scampo. Asero, inoltre, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di custodia cautelare, oltre che all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e della responsabilità genitoriale durante l’esecuzione della pena. Ma non solo. L’imputato dovrà risarcire i danni in favore delle parti civili costituite dai familiari della vittima, dalle associazioni Thamaia Onlus, Work in progress e Telefono Rosa di Bronte e dal Comune di Bronte, con il giudice che ha rimesso la decisione di quantificare il quantitativo del danno al collega della sezione civile. Filippo Asero è stato difeso dall’avvocato Gaetano Schilirò, ma del processo hanno fatto parte anche i tanti avvocati che hanno rappresentato le parti civili, ovvero Samantha Lazzaro, Grazia Maisano, Laura Farkas, Valeria Sicurella, Giuseppe Cutrera e Antonella Cordaro per il Comune di Bronte.
«A quasi due anni esatti – afferma la presidente del “Telefono Rosa” di Bronte, Antonella Caltabiano – dal giorno in cui Filippo Asero tolse la vita ad Ada Rotini, giorno in cui avrebbero dovuto firmare per la loro separazione, arriva la sentenza che, per i familiari della vittima e per chi si era, come noi del Telefono Rosa di Bronte, costituito parte civile è come una promessa mantenuta: ergastolo. Questa era la pena richiesta dai Pm e questo dice la sentenza emessa. Carcere a vita dunque per chi con efferata ferocia si è accanito sul corpo di Ada Rotini massacrandola con 40 coltellate per poi volgere contro se stesso la lama in un tentativo di suicidio. Non possiamo non dirci soddisfatte per il verdetto e per il lavoro svolto dai Pm anche se, per noi, la piena soddisfazione arriverà solo nel giorno in cui non dovremo più metter piede in un’aula di tribunale chiedendo giustizia per un’altra vita spezzata. Ada – ha concluso la presidente – questo giorno è per te, nel tuo ricordo».
«Questo efferato omicidio ha danneggiato l’immagine del Comune – ha affermato il sindaco Pino Firrarello – ma prima di ogni cosa le norme vanno meglio tutelate. L’omicidio di una donna non è solo un fatto delittuoso, ma un crimine contro l’umanità che mina la libertà e l’autodeterminazione. Pertanto l’Amministrazione ha inteso manifestare il proprio disprezzo verso atti criminosi come questo come monito per la comunità rappresentata e a tutela della propria immagine. Le norme – conclude Firrarello – poi dovrebbero essere più dure e più chiare affinché sia impossibile per l’uomo avvicinarsi alla vittima dopo la denuncia. Certo, oggi la situazione è leggermente migliorata, ma la strada da percorrere è ancora lunga affinché siano certe le misure cautelari contro i violenti e la sicurezza delle donne che denunciano». Fonte “La Sicilia” del 22-09-2023