“Servizi sanitari nelle periferie”. Sembra il titolo di un convegno dall’argomento particolarmente attuale che andrebbe affrontato più spesso. I giornali, infatti, ogni tanto raccontano le dure proteste da parte di sindaci e cittadini perché per fare bene sanità nei paesi lontani dai grandi centri bisogna fare, più che altrove, i conti con le risorse e con le scelte dei medici che preferiscono lavorare nei grossi ospedali. Ma non solo. Sembra essere consuetudine accentrare dove maggiore è la popolazione anche i servizi più essenziali, creando disagi ai pazienti che invece abitano in periferia. Ed il caso che segnaliamo è certamente uno di questi. Un signore di Bronte, padre di una bambina diabetica, ci scrive una lettera accorata, segnalando tutti gli aspetti nefasti di un disagio che merita di essere risolto. «Vi scrivo – si legge nella missiva – per portarvi a conoscenza di una situazione abbastanza incresciosa per molte persone. Sono di Bronte e sono il papà di una bambina affetta da diabete mellito di tipo 1 e che per misurare la glicemia fa uso dei sensori free style, mutuabili, che si devono ritirare nelle farmacie degli ospedali. La cosa assurda è questa: io, presentando il piano terapeutico annuale, mi vengono dati solamente i sensori sufficienti per due mesi, il che vuol dire che ogni due mesi devo andare nella farmacia dell’ospedale per ritirare i sensori per la misurazione della glicemia. Ma ancora più assurdo è che la sola farmacia ospedaliera autorizzata alla distribuzione dei sensori è la farmacia di Biancavilla, per cui tutte le persone che hanno questo problema devono andare ogni due mesi a Biancavilla per ritirare i sensori.
All’incirca sono persone che provengono da circa 10 paesi diversi. Più assurdo ancora è che la farmacia di Biancavilla è aperta al pubblico solamente il giovedì dalle 9 alle 12.30, cioè 3 ore e mezzo a settimana. Quindi immaginate il caos che c’è ogni giovedì davanti alla farmacia dell’ospedale, del tipo che stamattina ho trovato più di 40 persone prima di me con una fila che dal primo piano arrivava fino al pianoterra riempiendo pure di persone la stanzetta d’ingresso dell’ospedale. Quello che mi chiedo è una sola cosa: perché non fornire le farmacie di tutti gli ospedali del territorio dei sensori per la misurazione della glicemia, in modo che si evitino tutti questi disagi? Anche perché, non solo una persona deve mettere la benzina per spostarsi, non solo si deve perdere un giorno di lavoro, per che cosa? Per andare incontro all’incognita di quanto tempo di deve perdere inutilmente per una delle tante inefficienze del sistema sanitario. Spero che qualcosa cambi – conclude – perché la situazione è abbastanza incresciosa e antipatica non solo per coloro che devono ritirare i sensori per la misurazione della glicemia, ma anche per le altre persone che devono ritirare un qualsiasi medicinale specifico disponibile solo nella farmacia ospedaliera».
Un problema vero, reale, che però l’Asp assicura essere intenzionata in parte a risolvere. Presto si potranno ritirare i sensori anche nella farmacia dell’ospedale di Bronte: «Dall’1 marzo – spiega Maria Anna D’Agata, direttore del Dipartimento del Farmaco dell’Asp di Catania – i pazienti potranno ritirare i sensori direttamente presso la farmacia aziendale competente per Distretto sanitario. In un primo momento si è ritenuto necessario, sotto il profilo organizzativo, centralizzare la distribuzione dei sensori. Superata questa prima fase e messo a regime il servizio, per venire incontro alle esigenze degli utenti, attiviamo questa nuova modalità di distribuzione che consentirà agli utenti di rivolgersi presso la farmacia più vicina al luogo di residenza». Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 09-02-2022