Squilla il “telefono rosa” di Bronte. Squilla più di quanto ci si aspettasse. In 8 giorni di attività circa 20 telefonate provenienti principalmente da Bronte e Randazzo, ma una, come ci dicono le donne impegnate nell’associazione “Volontarie del telefono rosa di Bronte” è arrivata anche da Palermo. Forse qualcuno che aveva timore di essere riconosciuta e ha dato una provenienza fuorviante, forse no. Ma il particolare importante che emerge è che le telefonate sono di donne che denunciano di aver subito principalmente violenza o in casa o dal proprio partner. “Proprio così – ci dice il presidente onorario Angela Prestianni – Le telefonate ci raccontano atti di violenza fisica subita all’interno del nucleo familiare ed anche psicologica da parte del partner che invece dovrebbe tutelare la compagna. Abbiamo anche ricevuto segnalazioni di mobbing. Molti ci chiedono se la consulenza è a titolo gratuito, ed io approfitto per ribadirlo: al telefono rosa nessuno pagherà mai niente. Anche per rivolgerci al giudice se ci dovessero essere delle spese, per esempio per le carte da bollo, quanto serve lo mettiamo noi, autotassandoci”. “Qualcuno ci telefona e comincia a raccontarci la sua storia, – aggiunge il presidente Antonella Caltabiano – poi all’improvviso chiude. Ovviamente, vista la gravità dei fatti raccontati, molte donne si domandano se possono fidarsi o meno. In questi primi giorni abbiamo capito che c’è la necessità ed il desiderio di chiedere aiuto, noi faremo il possibile per guadagnarci la totale fiducia”. In pratica funziona così. Telefonando al numero verde 800912000, oppure allo 095-7723703, una operatrice di call center, appositamente formata, raccoglierà i primi dati, per poi smistare la telefonata al consulente giusto. Il telefono rosa di Bronte, infatti, fornisce gratuitamente consulenza legale, psicologica e medica, oltre all’assistenza sui diritti della famiglia. “Tutto – ci tiene a ribadire la presidente Caltabiano – mantenendo l’assoluto anonimato”. E già due casi sono diventati pane per gli avvocati: “L’ufficio legale – ci dicono gli avvocati Samantha Lazzaro e Giovanna Caruso – ha già deciso che per questi casi ricorrerà alla Magistratura. Purtroppo si tratta di violenze domestiche che possono essere risolte solo dal Giudice. Noi seguiremo il processo fino alla fine offrendo alla vittima, nel caso in cui lo volesse, anche un rifugio lontano” Il telefono rosa, infatti, si avvale di famiglie in tutto il territorio nazionale in grado di ospitare le vittime della violenza. “Si tratta delle case famiglia – concludono gli avvocati – che garantiscono accoglienza, vitto, alloggio e supporto psicologico. Trovandosi poi molto lontano dal luogo di origine anche sicurezza fino a quando il caso non sarà risolto del tutto”.