«Vi prego! Salvate le mie 28 mucche. Sono sane e sono la vita nostra e dei nostri figli». È l’accorato appello che lancia Caterina Galati di Maniace, titolare di un allevamento zootecnico in contrada Gollia a Bronte. Nel settembre scorso una parte delle sue mucche sono state trovate dai carabinieri a Troina, fuori dal proprio territorio di pascolo, insieme con altri bovini senza targhetta identificativa. I carabinieri hanno ipotizzato una possibile transumanza non autorizzata e l’Asp ha adottato un duro provvedimento che prevede l’abbattimento di tutte le mucche dell’azienda, sia quelle trovate a Troina, sia quelle rimaste nella stalla a Bronte. Ci troviamo, infatti, in una zona dove ancora pullula la brucellosi, una malattia che si diffonde per contatto fra gli animali per cui l’Ue minaccia continuamente sanzioni. E per contrastare malattie come questa il ministero nel 28 maggio del 2015 ha emesso una ordinanza, cui ha fatto eco il decreto assessoriale del 21 marzo del 2017, che prevede, “in caso di movimentazioni non autorizzate di animali la revoca il codice di allevamento e l’abbattimento degli animali”. Ed è applicando queste norme che l’Asp ha emesso i provvedimenti. La signora Galati però non ci sta: «E’ disumano – afferma – gli animali si sono allontanati da soli in nostra assenza, possibilmente alla ricerca di cibo. Se il problema è la brucellosi e quindi la salute pubblica, si proceda ai controlli. Se le mucche sono sane è assurdo ucciderle».
Per questo si è rivolta all’avvocato Giovanna Caruso di Bronte che ha presentato ricorso al Tar. L’avvocato ha evidenziato come l’ordinanza ministeriale cui fa riferimento l’Asp sia, a suo dire, ormai superata in quanto non conforme agli articoli 137 e 138 dal regolamento “Ce” 625 del 2017, secondo cui “la priorità alle azioni da adottare debbano salvaguardare anche il benessere degli animali”. Il Tar, in verità, si è espresso, dando ragione all’Asp, ma l’allevatrice ha già presentato ricorso al Cga domandandosi anche: «Perché abbattere anche le 8 mucche rimasta in azienda?». «Si afferma – spiega l’Asp in una nota – anche in questa sede, la correttezza dell’operato del personale intervenuto esclusivamente rivolto alla tutela della salute pubblica. L’ordinanza emessa dal Dipartimento di Prevenzione veterinaria dell’Asp di Catania è un provvedimento vincolato. La norma, infatti, non lascia spazi di discrezionalità». Infine aggiunge l’Asp che si costituirà al Cga. Poi a noi ribadisce che i bovini rimasti nella stalla vanno abbattuti perché lo prevede la stessa ordinanza ministeriale del 2015. Insomma, la battaglia continua. GAETANO GUIDOTTO Fonte “La Sicilia” del 09-02-2021