Il tumore del colon-retto occupa il secondo posto per incidenza, dopo quello al polmone, sia per gli uomini sia per le donne. Può insorgere a qualsiasi età, ma è più frequente negli over 50. I giovani corrono un rischio maggiore di non veder diagnosticato il tumore precocemente proprio perché generalmente sottovalutano la possibilità che la neoplasia sia presente. Ne abbiamo parlato con il dott. Dario Pluchino, specializzato in gastroenterologia ed endoscopia digestiva, in servizio all’Azienda ospedaliera universitaria “Policlinico – San Marco” di Catania.
Per questo tipo di tumore, forse un po’ di più di tanti altri, vale intervenire al più presto. Cosa si intende per prevenzione? «Il tumore del colon è il più frequente tra le neoplasie del tubo digerente. Per tale motivo nel mondo occidentale la prevenzione è assai praticata, mentre non ci sono programmi di screening per gli altri tumori dell’apparato digerente». «Per prevenzione si intende ogni attività che mira a ridurre la mortalità o anche soltanto gli effetti correlati ad una determinata patologia, migliorando quindi la salute dell’individuo».
Quali sono le metodiche di screening più utilizzate? «Il primo approccio è rappresentato dalla ricerca del sangue occulto, cioè sangue non visibile ad occhio nudo, ricerca che ha una elevata accuratezza diagnostica. L’altra metodica è l’esplorazione endoscopica del retto e del sigma. Queste due sono le metodiche di screening applicate su ampie fette della popolazione. Ma lo studio migliore che permette di esplorare tutto il colon è la colonscopia».
Che cosa è la colonscopia e cosa permette di fare? «La colonscopia è un esame endoscopico con cui vediamo il colon attraverso l’introduzione di una sonda flessibile, il colonscopio, per identificare i fattori predisponenti allo sviluppo del tumore maligno, cioè i polipi, che possono essere asportati con tale metodica endoscopica nella quasi totalità dei casi, evitando pertanto, da un lato la loro trasformazione in neoplasia maligna, dall’altro l’intervento chirurgico».
Quando è il caso, per il paziente, di sottoporsi a esami mirati? «Parlando di prevenzione, l’età in cui ci si dovrebbe sottoporre alla colonscopia totale è 50 anni; anche i programmi di screening sulla popolazione con ricerca di sangue occulto fecale o rettosigmoidoscopia iniziano a 50 anni o talora anche dopo. Ma per i soggetti che hanno familiari di I grado affetti da tumore al colon (padre, madre, fratelli), la prevenzione dovrà incominciare prima. Infine, in alcuni casi di sindromi familiari, ad esempio quella di Lynch, l’età di inizio della colonscopia sarà di 25 anni. Nel momento in cui vengono asportati i polipi del colon, il successivo iter dipenderà da vari fattori, quali numero, dimensioni e tipologia istologica degli stessi. Quindi i controlli seguenti potranno variare dai 3-6 mesi sino a 5 anni. Per i soggetti che si sottopongono alla colonscopia senza alcuna familiarità per tumore al colon ed in assenza di polipi, il controllo endoscopico è previsto dopo 10 anni».
Come si forma il tumore al colon? «Dall’insorgenza di mutazioni genetiche che determinano l’alterazione delle cellule del colon e la graduale formazione di un adenoma del colon. Una prima mutazione è quella del gene Apc (adenomatous polyposis coli) cui ne seguono delle successive sino alla formazione di un tumore maligno ed invasivo. Da sottolineare però come una parte dei polipi seguano mutazioni genetiche differenti, soprattutto quelli del colon destro».
Un polipo si evolve sempre in tumore? «Dipende dal tipo di polipo e dall’età di insorgenza. Se un adenoma compare in età avanzata, ad esempio nella settima o ottava decade di vita, ed è di piccole dimensioni, è difficile che abbia il tempo di trasformarsi in tumore maligno; diversamente, un adenoma anche di piccole dimensioni, che compare a 40 o 50 anni, ha molte probabilità di evoluzione in carcinoma. Viceversa, i polipi iperplastici localizzati al retto non destano preoccupazioni, mentre se localizzati nei restanti tratti di colon, e soprattutto a destra, possono certamente andare incontro ad una trasformazione maligna».
Ci sono indicazioni alimentari utili per prevenire l’insorgere di un tumore al colon-retto? «La dieta mediterranea è quella più indicata in quanto contiene un adeguato apporto di fibre e, soprattutto uno scarso quantitativo di carni. Molti studi, infatti, indicano chiaramente le carni rosse, e le carni lavorate (salumi, wurstel, altri insaccati) come importanti cause di rischio per questo tumore. Anche un elevato consumo di alcool e l’obesità sono chiari fattori predisponenti. Maria Pia Risa Fonte “La Sicilia” del 14-11-2020