La ghigliottina della prescrizione affossa il processo sul Cara di Mineo. Dieci anni sono passati dallo scoop de La Sicilia sull’iscrizione nel registro degli indagati di Giuseppe Castiglione, all’epoca soggetto attuatore del centro d’accoglienza dei migranti più grande d’Europa (chiuso da Matteo Salvini nel 2019) e oggi deputato nazionale di Forza Italia. L’inchiesta era partita dopo che la procura di Roma mandò ai pm catanesi le dichiarazioni di Luca Odevaine, ritenuto il “dominus” del Cara. Nel mirino degli investigatori finì la gara d’appalto per quasi 100 milioni di euro per la gestione dei servizi del Cara fra il 2011 e il 2014. Quella gara, secondo il teorema accusatorio, sarebbe stata “vestita” per l’affidamento all’Ati che sarebbe stata “appositamente costituita”. E il Cara inoltre sarebbe stato un “ufficio di collocamento” per potersi assicurare pacchetti di voti per alcune competizioni elettorali. Precisamente le politiche 2013, le amministrative 2013 e le Europee 2014. Turbative d’asta ma anche corruzione elettorale, quindi, nelle contestazioni a Giuseppe Castiglione, che nel 2017 chiese il giudizio immediato al fine di poter chiudere il capitolo giudiziario nel minor tempo possibile. La sua posizione, quindi, venne stralciata dal troncone principale che viaggia più lentamente. Alla fine i tempi però sono coincisi: perché il binario morto dove era finito Castiglione si è incrociato con la tratta principale del processo. E quindi tutto si è riunito in un unico procedimento che pezzo per pezzo si sta smontando «per intervenuta prescrizione». Nel marzo 2024, come pubblicato dal nostro giornale, è stata scritta la parola “prescritto” al filone delle turbative d’asta. Ora è arrivata la prescrizione per Giuseppe Castiglione per il reato della corruzione finalizzata al reperimento dei voti. La sentenza è stata emessa dalla terza sezione penale del Tribunale di Catania, collegio costituito dalla presidente Consuelo Corrao, giudice estensore Letizia Boscarino e Gop Maria Beatrice Raneri.
La questione relativa «al tempo decorso dai fatti contestati» al deputato nazionale è stata sollevata dallo stesso collegio. E la pm Raffaella Vinciguerra, condividendo i calcoli dei giudici, ha chiesto «una declaratoria di non luogo a procedere per estinzione del reato per prescrizione». La difesa di Castiglione, gli avvocati Isabella Giuffrida e Carmelo Peluso, al contrario hanno chiesto un’assoluzione nel merito «con la formula perché il fatto non sussiste». Mettendo nel pallottoliere sospensioni e congelamenti dovuti alla pandemia Covid, il processo è «definitivamente spirato» il 30 luglio 2023. I conteggi del Tribunale per stabilire la data di prescrizione per Castiglione tengono conto del fatto che l’imputato, nell’ipotesi di corruzione, è indicato nella qualifica di incaricato di pubblico servizio e non di pubblico ufficiale. Infatti il processo è rimasto in piedi per il già sindaco di Mineo Anna Aloisi. Non c’è l’assoluzione chiesta dalla difesa poiché i giudici ritengono che «il tenore delle prove orali e documentali acquisite nel corso dell’istruttoria non consenta al Collegio di ritenere sussistente la prova evidente dell’innocenza dell’imputato». Ma gli avvocati di Castiglione non accettano di chiudere il processo con la prescrizione, ma con una sentenza di assoluzione. Infatti i legali hanno impugnato la sentenza davanti alla Corte d’Appello di Catania. Altro treno, altra corsa. Laura Distefano Fonte “La Sicilia” del 06-04-2025