L’aggressione subita ieri, all’una e mezza di notte, da una signora catanese di 83 anni, la dice lunga sul livello di disumanità che oggi contraddistingue la microcriminalità locale. La donna, che vive da sola in un basso di via Garibaldi non riusciva a prendere sonno. Si sentiva mancare, le girava la testa, credeva di morire. Tuttavia ha avuto la forza di chiamare il 118 chiedendo un’ambulanza; nelle more ha pensato di attendere i soccorritori sull’uscio di casa. In quel frangente, l’anziana è stata aggredita alle spalle da un giovane che indossava un casco da motociclista, il quale, incurante del fatto di trovarsi di fronte a una persona anziana e sofferente, le ha dato un violento strattone, facendola cadere, e le ha strappato la borsetta. Avrebbe potuto anche ucciderla. Immaginate quali grandi tesori può portare con sè una donna che nel cuore della notte si sente male e chiama l’ambulanza: pochi spiccioli, il documento di riconoscimento, le chiavi di casa, un’immaginetta della Madonna, un fazzoletto. La donna, stordita e dolorante, è rimasta per terra fino a quando non è giunta l’ambulanza; al malessere si sono aggiunti così lo choc derivato dalla paura e il dolore causato dalle abrasioni riportate nella caduta. Giunta al pronto soccorso i medici hanno subito diagnosticato una sospetta ischemia cerebrale e dopo averle praticato le terapie richieste dal caso, mediante ulteriori accertamenti diagnostici, hanno stabilito che per fortuna si trattava di un «Tia», un’ischemia cerebrale transitoria e reversivile, meno pericolosa di quanto non sembrasse in un primo tempo. Dopo alcune ore di osservazione, la signora si è sentita un po’ meglio e ha chiesto di poter essere dimessa e di poter continuare la terapia a casa assistita da alcuni congiunti.
Fonte La Sicilia 17-09-2007