È in corso da parte degli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Catania l’esecuzione di un decreto di sequestro di beni per un valore complessivo di circa tre milioni di euro nei confronti di Antonino Sciacca, di 63 anni, già condannato per il reato di associazione mafiosa. L’uomo è ritenuto inserito nel consesso malavitoso, che opera a Bronte e nei comuni limitrofi, che fa capo a Francesco Montagno Bozzone e Salvatore Catania, ritenuti affiliati alla cosca Santapaola-Ercolano. Il decreto di sequestro è stato emesso dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione – di Catania su proposta del Direttore della Dia. Il patrimonio sequestrato comprende un’impresa di frantumazione di pietre, rapporti bancari, quattro immobili e una decina di automezzi. Sciacca, originario di Cesarò (Messina) e residente a Bronte, fu raggiunto, insieme ai due figli Vincenzo e Signorino e ad altri indagati, da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nel 2004 nell’ambito dell’operazione denominata “Tunnel” perché gravemente indiziato del reato di associazione mafiosa finalizzata alla commissione di delitti contro la persona e il patrimonio. Sciacca fu successivamente condannato dal gup di Catania a 3 anni e quattro mesi di reclusione per associazione mafiosa – pena confermata nel 2012 dalla Corte di Appello del capoluogo etneo. Nell’ambito dell’operazione, “Tunnel”furono arrestate 23 persone, tutte di Bronte, Maniace e Cesarò e accusate di associazione mafiosa, finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti (omicidi, tentativi di omicidio, estorsioni, lesioni, minacce, danneggiamenti, incendi, furti) e all’acquisizione in modo diretto e indiretto della gestione e controllo delle attività economiche presenti sul territorio. La Dia ha controllato le attività riconducibili ai familiari dell’uomo, ritenuto elemento di primissimo piano dalla Dia, tra cui l’impresa, ora sequestrata, intestata alla moglie, denominata “Sicilia inerti di Barbagiovanni Giacomina”. Gli accertamenti patrimoniali hanno evidenziato la mancanza da parte di Sciacca di risorse lecite idonee a giustificare gli investimenti effettuati e, nel contempo, una cospicua e generalizzata sproporzione tra i redditi dichiarati ed il patrimonio posseduto. L’impresa era stata recentemente oggetto di attenzione da parte della Dia di Catania, che nel giugno aveva rilevato una illecita realizzazione e gestione di una discarica abusiva di rifiuti speciali all’interno del Parco dell’Etna ed una attività estrattiva abusiva di materiale vulcanico in località con vincolo ambientale. La titolare dell’impresa era stata denunciata.
Fonte La Sicilia web