È avvenuto mercoledì pomeriggio all’ospedale San Marco, ma pare essere un fatto di ordinaria… delinquenza. Nel reparto di Ginecologia e ostetricia, durante l’orario visite delle 13 (che si conclude alle 14), due pazienti sono state derubate dei propri affetti personali, proprio mentre erano “sotto i ferri”. A denunciare l’accaduto è Marco (nome di fantasia), che ha lanciato l’allarme quando ha fatto visita alla moglie in stanza, dopo essere risalita dalla sala operatoria per interruzione della gravidanza. «Durante l’intervento chirurgico – racconta – la stanza è rimasta incustodita perché ai familiari dei pazienti tocca attendere i propri cari in sala d’attesa, senza avere la possibilità di vigilare sugli affetti personali, comunque riposti negli armadietti. Quando mia moglie è risalita dalla sala operatoria, e con lei anche la compagna di stanza, ho potuto assisterla alle 14,30. È stato allora che ho intravisto per terra un portafoglio, che sporgeva da dietro un mobile. L’ho preso e l’ho portato al personale di sala, che si è reso conto dai documenti che apparteneva alla compagna di stanza di mia moglie. Lì abbiamo compreso che si è trattato di un furto. Ho controllato, quindi, la borsa di mia moglie e, in effetti, mancavano oggetti di valore. Alla compagna di stanza hanno rubato anche la fede nuziale…». Ma, come ben dice Marco, gli oggetti si ricomprano, mentre la violazione della privacy e il gesto di disumanità in un luogo preposto alla cura e all’assistenza sanitaria delle persone lascia l’amaro in bocca. «Abbiamo chiesto spiegazioni – prosegue – a medici e infermieri, che ci hanno detto di essere stati anche loro in passato, vittime di furti “in corsia”.
Ci hanno rassicurato che avrebbero provveduto ad apporre fuori dalla porta un foglio in cui la struttura sanitaria suggeriva di non lasciare alcunché in camera, scrollandosi di dosso ogni responsabilità su eventuali furti. Sono seguiti attimi di tensione, tant’è che è intervenuto anche il personale di sala per calmare l’ira di alcuni parenti. Ma è inconcepibile che possano accadere eventi così incresciosi all’interno di una stanza riservata alle gestanti, soprattutto durante la loro assenza per sottoporsi a un intervento chirurgico. Ciò significa che, in assenza di persone nelle stanze, chiunque ha la possibilità di fare razzia. Ma se al posto degli oggetti, nel mirino dei ladri ci fosse l’intenzione di rubare un neonato, momentaneamente solo perché la madre si potrebbe trovare in bagno, sarebbe altrettanto facile per i delinquenti fare razzia e passare inosservati? Pare che gli ospedali ormai siano luoghi di nessuno, a vigilanza zero e, per questo, poco sicuri. La sanità pubblica in una parola è una giungla?» PIERANGELA CANNONE Fonte “La Sicilia” del 14-02-2020