Nei nove giorni precedenti la solennità di S. Giuseppe, è riapparso a Catania un ciaramellaro, uno dei pochi rimasti in attiavità, per suonare la tradizionale novena in onore dello sposo della Madonna e del padre putativo di Gesù. Si tratta del signor Nunzio Russo, un giovane suonatore di ciaramella, residente a Maletto, che è “ridisceso” in città ai primi del mese di marzo, come facevano suo padre, suo nonno, gli avi maschi della sua famiglia -formata da contadini più che da pastori, anche se la zampogna è uno strumento tipicamente pastorale – per tornare a suonare e “cantare” in dialetto non la Novena di Natale, ma quella di S. Giuseppe, tramandata da padre in figlio. Le “nenie” di S. Giuseppe, sulla falsariga di quelle natalizie, si tramandano ad orecchio, con suono flebile ed aspro nello stesso tempo. Per nove giorni lo zampognaro malettese ha sostato di mattina nella zona della Fiera e, in particolare, nell’affollata piazza Carlo Alberto, girando per i negozi-bazar e le bancarelle di frutta e verdura e di abbigliamento ed utensili, accolto da tutti, anche dai più distratti ed indaffarati, con simpatia e da tanti con molta curiosità e stupore, avendo dimenticato alcuni o ignorando altri, soprattutto i giovani delle ultime generazioni, la lunga tradizione siculo-etnea, attiva fino agli anni Cinquanta del Novecento. Sembrava una tradizione, agreste e montanara, ormai scomparsa e…invece. Allorché agli inizi della seconda parte del secolo XX, la città e i quartieri (tra i primi il vecchio San Berillo) e i rioni attorno all’antico centro storico erano ricchi di falegnamerie e di ebanisterie, magazzini e laboratori di mastri d’ascia, di carpentieri e di artigiani, ben 500 ciaramellari scendevano a piedi, poi con la littorina, da Maletto, l’unico paese in provincia di Catania a mantenere l’antichissima usanza agricolo-pastorale, per i “nanareddi” di dicembre e per la “sacra famiglia” di marzo, con riferimento alle icone -“gli altarini”- della Santa Famiglia di Nazareth, Gesù Giuseppe e Maria, parate a festa con arance, mandarini, alloro e spine, diffuse in quasi tutte le case di abitazione. Numerose ancora sono anche le icone con S. Giuseppe con il Bambino Gesù in braccio, custodite nelle edicole votive delle strade dei vecchi quartieri, soprattutto vicino alle chiese e alle cappelle intitolate al venerato Patriarca.
Antonino Blandini La Sicilia del 18-03-2012
ACLI CATANIA: IL MALETTESE FRANCO LUCA RICONFERMATO PRESIDENTE
Franco Luca, 56 anni, militante aclista dal 1994, stamattina è stato riconfermato presidente di Acli Catania. Luca (nella foto) è al suo secondo mandato, ma è la prima volta che viene eletto dal congresso provinciale. «Abbiamo degli obiettivi ben precisi su Catania. In primo luogo, rilanciare i nostri servizi a favore delle fasce deboli. Pensiamo al patronato, gli anziani che vogliamo meglio indirizzare nella giungla di tasse locali, ma anche agli immigrati: vorremmo poter fare molto di più per loro, funzionare anche in termini di collocamento lavorativo. Ci aspetta anche un nuovo corso con la formazione, visto che un nostro progetto Enaip, è entrato in graduatoria con l’avviso 20. E in secondo luogo, intendiamo potenziare la nostra presenza nel tessuto sociale e tornare ad essere riferimento anche per le altre associazioni cristiane – dice Luca – Ma tutto questo non può essere fatto se non rilanciamo anche il nostro modello di esempio cristiano. E’ una sorta di risposta alla crisi, non solo economica, ma anche di valori, con cui tutti dobbiamo fare i conti ogni giorno».
Fonte “La Sicilia” del 18-03-2012