Resta tanto amaro in bocca, e la consapevolezza che spesso la vecchia massima “Tanto rumore per nulla” è sempre viva ed attuale. Un paese che è stato additato come covo di mafiosi e delinquenti quasi che fosse il punto nevralgico del malaffare di Sicilia. Ma poi arriva la Giustizia, quella non dei giornali o degli opinionisti social che sanno di tutto e di tutti, ma quella dell’aula di un Tribunale, dove ogni cittadino arriva come presunto innocente fino a prova contraria. E spesso, proprio in queste aule il clamore mediatico e gli arresti sensazionalistici vengono ribaltati, e viene ridata dignità alle persone. Oppure, se colpevoli, condannati ad espiare la giusta pena. Tutto è partito dall’aggiudicazione di alcuni lotti di demanio, ricadenti nel Parco dei Nebrodi. L’aggiudicazione di alcuni lotti diede origine ad un inchiesta con i fermi di 14 imputati per i reati di turbativa d’asta aggravati dall’articolo 416 bis ( per avere agevolato le cosche mafiose o per avere utilizzato il metodo). Due di questi, Salvatore Armeli Iapichino difeso dagli avvocati Giuseppe Rapisarda e Katia Ceraldi, e Federica Pruiti difesa dagli avvocati Antonio Caputo e Katia Ceraldi, hanno chiesto il rito abbreviato, mentre gli altri indagati, hanno scelto il processo ordinario.
E il 29 giugno scorso, si è concluso il processo di primo grado per questi due imputati, con la piena assoluzione di Armeli, e la condanna solo per la turba libertà negli incanti nei confronti di Federica Pruiti. Il Pm, ha insistito molto sulla posizione della Pruiti, ma l’accusa di associazione, è caduta sia a seguito del giudizio espresso dal Tribunale del Riesame, sia per il fatto che la stessa, ritenuta vicina a clan mafiosi, non si era aggiudicato nessun lotto, smentendo accordi per aggiudicarsi i pascoli. Per Armeli, il Pm aveva chiesto due anni e sei mesi di reclusione, più 600 euro di multa, mentre per la Pruiti la richiesta era di quattro anni e sei mesi di reclusione ridotta a tre anni ed euro 900 di multa in virtù del rito abbreviato. Il Giudice della sezione Gip/Gup di Caltanissetta, a seguito del processo, ha assolto completamente Armeli, mentre ha condannato la signora Pruiti, solo per il reato minore, escludendo definitivamente l’imputazione maggiore, che era quella di associazione di tipo mafioso. Una soddisfazione per i due imputati, arrivata dopo 5 anni di calvario, ma che, ancora una volta, fa riflettere su tante situazioni, in primis quella di una Comunità lesa da situazioni poco chiare che ancora oggi aspetta la di sapere la verità sui fatti.
“La sentenza pronunciata dal Gup di Caltanissetta in abbreviato significa tanto – dichiara l’avvocato Katia Ceraldi – restituisce dignità a chi in questi anni è stato tacciato gratuitamente di mafiosità. Infatti è caduta per entrambi i nostri assistiti l’aggravante mafiosa prevista dall’ art. 416 bis c.p. e sul cui riconoscimento puntava essenzialmente la Procura di Caltanissetta. L’assoluzione per Armeli Iapichino Salvatore, e Pruiti Federica che riporta una semplice condanna per turbativa d’asta per cui valuteremo di fare appello non appena leggeremo le motivazioni, dimostra che avevamo visto giusto”. Luigi Saitta