Aveva fatto scalpore sulla stampa locale, ad agosto del 2017, la notizia giunta da Cesarò, dove un allevatore di Maniace era stato arrestato in flagranza di reato, per il furto d’acqua alle condotte di Cesarò e San Teodoro. Un caso che sembrava risolto ancor prima di essere giudicato, c’era il reato, c’era il tubo, e c’era il presunto autore del furto. Ma non sempre poi i giornali riportano quanto avviene nelle aule dei tribunali, dove, ascoltati gli eventuali testimoni ed analizzati i fatti, si giunge alle conclusioni che poi sono quelle che andrebbero riferite. E dopo il processo di primo grado, il mistero dell’acqua resta. I due Comuni, insieme all’Eas, dovranno continuare a cercare il vero motivo che ha portato alla penuria di acqua, oppure risolvere il mistero indagando in altre direzioni. Il giudice monocratico Giuseppina Montuori, del Tribunale di Catania, dopo aver esaminato il caso, ha disposto l’assoluzione dell’imputato per non aver commesso il fatto, e disposto la distruzione del tubo. Così il 60 enne di Maniace, difeso dall’avvocato Katia Ceraldi, che in primo momento era stato posto ai domiciliari, non è il colpevole della penuria d’acqua. Il mistero, così, resta insoluto.