Se sarà una grande rivoluzione in campo biomedico lo diranno le applicazioni possibili della cosiddetta “tecnica clampless” nel trattamento dei tumori renali, anche complessi, in laparoscopia 3D avanzata. Intanto, per saperne di più abbiamo parlato con il prof. Mario Falsaperla, direttore del reparto di Urologia dell’Arnas (Azienda ospedaliera di rilievo nazionale di alta specializzazione) “Garibaldi” di Catania. A cominciare dall’abc. Cos’è la tecnica clampless e quando si pratica? «Clampless perché non prevede la chiusura dell’arteria renale con pinza vascolare. La tecnica può essere eseguita in laparoscopia 3D avanzata ed è riservata ai pazienti oncologici con tumore renale. Si tratta di operare su un organo molto vascolarizzato, per l’ap – punto il rene, e quindi c’è la necessità “potenziale” di chiudere il vaso principale che nutre il tumore e il rene al fine di arginare il sanguinamento; ma ciò può essere superato attraverso la tecnica clampless. E’ fondamentale eseguire in via preliminare uno studio molto dettagliato dell’imaging (tac, risonanza magnetica con ricostruzioni tridimensionali), in modo da definire, ancor prima di operare, i contatti del tumore con le strutture vascolari risparmiando i vasi che nutrono il rene sano e sacrificando quelli che irrorano il tumore, anche molto grosso, attraverso una dissezione meticolosa e millimetrica che separa il tumore dal rene non malato».
Laparascopia in 3D cosa vuol dire? Si usano occhiali particolari? «La tecnica è la 3D avanzata, con gli occhialini passivi. Il chirurgo è proiettato all’interno dell’addome, dove ha una visione, appunto, tridimensionale che gli permette di avere una cognizione esatta della profondità e dei rapporti con gli altri organi. Infatti, la reazione che si ha dinanzi a un piccolo sanguinamento è quella di volerlo quasi schivare; reazione legata proprio alla particolare sensazione di essere all’interno. E’ una immersione operatoria nel corpo umano che consente di avere movimenti più fluidi, muovere meglio gli strumenti, ricostruire (la parte più delicata) perché, dopo avere utilizzato la tecnica clampless e tagliato il rene, rimane da eseguirne la ricostruzione, con punti di sutura molto sottili che consentono di riaccostare i lembi dei reni recisi».
Se non si chiude con pinza l’arteria renale, come si può arginare il sanguinamento limitando comunque il rischio emorragico? «Non clamplando, in effetti, si aumenta il rischio emorragico, ma ciò si può gestire attraverso, oltre alla dissezione minuziosa con strumenti ipertecnologici, grazie alla ipotensione controllata (IC), con cui l’anestesista fa abbassare la pressione arteriosa su valori massimi intorno a 80 mmHg, in modo tale da potere ridurre il sanguinamento permettendo una visione ottimale sulla dissezione dei tessuti; quindi, piccoli vasi che normalmente possono essere soggetti a emorragie, in questo caso, sanguinano molto poco perché o si riesce a coagularne il vaso con sistemi bipolari avanzati o si danno punti di sutura interni che ne permettono la chiusura. La pratica della tecnica non è molto estesa perché è complessa».
Da quando utilizzate questa tecnica? «In quest’ultimo anno le indicazioni scientifiche la stanno facendo utilizzare in maniera più estensiva e noi rappresentiamo uno dei centri con maggiore esperienza in Italia».
Che tipo di macchinario usate? «Viene utilizzato quello a una colonna con monitor 32 pollici 3D, sistema di registrazione Full-HD, con acquisizione video dei vari interventi eseguiti, una fonte di luce che garantisce l’illuminazione interna e un sistema di insufflazione di Co2 che consente di creare una camera operativa all’interno dell’addome dove si opera». Vantaggi e svantaggi dell’approccio laparoscopico 3D. «Si evita di chiudere l’arteria e quindi l’ischemia al rene, riducendo il danno del tessuto renale da mancato afflusso di sangue. Si consideri che, fino a poco tempo fa, per tumore (anche non di grosse dimensioni) si asportava direttamente l’organo, esponendo il paziente a maggiori rischi cardiovascolari, aterosclerotici e di insufficienza renale cronica; quindi il chirurgo cerca di mantenere il rene e le sue funzioni importanti per garantire al paziente una migliore qualità di vita. Tra i vantaggi anche il minore dolore post-operatorio, la rapida ripresa e la mancanza di tagli sull’addome. Lo svantaggio principale è il rischio di maggiore sanguinamento intraoperatorio».
I giovani chirurghi acquisiscono queste tecniche più facilmente rispetto a quelle tradizionali? «Vedere e rivedere i video degli interventi in laparoscopia 3D sicuramente aiuta rispetto alla chirurgia tradizionale in quanto permette di attenzionare i dettagli e i movimenti dell’operatore in modo da poterli poi riprodurre fedelmente». Maria Pia Risa Fonte “La Sicilia” del 27-02-2021