Dinanzi a patologie come ad esempio depressione, attacchi di panico, mal di testa insistente, dipendenza dai social, ictus tanto per citarne alcuni, il primo consulto con il medico di famiglia non sempre risolve subito il dubbio sullo specialista cui ricorrere. Anche perché in realtà sono tre le figure principali (neurologo, psichiatra e psicologo) che studiano e curano i disturbi mentali attribuibili a malattie del sistema nervoso. Mentre non è raro il ricorso, perlomeno alle prime manifestazioni di disagio o di disturbo, a terapie decisamente sbagliate e anche al “fai da te”. Di questi disturbi e delle relative cure parliamo con il prof. Liborio Rampello (nella foto), neurologo e psichiatra, già primario di Neurofisiopatologia e docente di neurologia all’Università di Catania. Prof. Rampello, quand’è il caso di rivolgersi allo specialista e in particolare a quale figura tra psichiatra, neurologo, e psicologo? «Frequentemente, la patologia ricorrente necessita dell’intervento o dello psichiatra o del neurologo. Occorre tenere presente che non sempre la patologia psichiatrica appartiene ad una malattia psichiatrica e non sempre una patologia che può apparire neurologica appartiene al campo neurologico. Lo psicologo tratta patologie che non richiedono un trattamento farmacologico, tra cui patologie transitorie connesse o con eventi esistenziali o con eventi particolari della propria vita personale risolvibili con un semplice approccio psicoterapeutico». Il neuropsichiatra ricopre un duplice ruolo, quale? «La neurologia e la psichiatria trattano entrambe patologie del sistema nervoso. La competenza su queste patologie, che sono tante, talora molto complesse, richiederebbero la conoscenza simultanea di tutte e due; perché il cervello funziona nella sua globalità con sintomi di pertinenza psichiatrica e neurologica. Quindi, la conoscenza di entrambe è la premessa migliore per potere approcciare adeguatamente la patologia neuropsichiatrica». Le sindromi (insieme di sintomi) di confine neuropsichiatrico devono essere sempre criticamente sospettate come provenienti da causa organica, per cui l’approccio con il neurologo è prioritario: la diagnosi psichiatrica tendenzialmente non è mai la prima diagnosi ma scaturisce dall’esclusione di una malattia neurologica. Ad esempio, le cause del mal di testa possono essere numerose, dalle più gravi alle più banali; se considerassimo banale la causa di tutti i mal di testa rischieremmo di non trattare cause importanti di tipo organico, ad esempio un tumore. Quindi è necessario escludere la patologia organica e, solo dopo avere escluso una patologia neurologica, si passa ad una valutazione di tipo psichiatrico».
Quali sono le malattie più diffuse? «I disturbi ansioso-depressivi, i disturbi cerebro-vascolari, l’ipertensione, le patologie connesse a dipendenze (alcool, tabacco, caffè, internet, stupefacenti) o ad errori alimentari come il diabete, l’anoressia, la bulimìa». In caso di “fai da te” cosa accade? «Purtroppo il fai da te è molto diffuso. Spesso ci si basa su ricerche lette su internet, su suggerimenti di amici, parenti. I farmaci devono essere usati con prudenza e cautela, sapendo dosare la quantità e scegliere la qualità in modo appropriato. Alle volte, il medico trova difficoltà nel modificare questa autosomministrazione cronica e ricca di effetti indesiderati».
Si può praticare la prevenzione per malattie di carattere neuropsichiatrico? «Abbiamo una componente connessa con la predisposizione (genetica) e una connessa con l’esposizione (epigenetica) che comprende: fattori ambientali, sociali, esistenziali, alimentari, comportamentali; quindi bisogna vivere in armonia con questi fattori, modificando lo stile di vita. Una buona alimentazione sta alla base di tutto e ci permette di prevenire l’insorgere dell’ipertensione, già limitando l’uso di sale; evitare il sovrappeso, svolgendo una attività fisica che può anche essere una semplice passeggiata; altre abitudini consone, come dormire adeguatamente, stare a contatto con gli altri e limitare l’uso dei social, potrebbero limitare o addirittura confinare l’insorgere di patologie». C’è un denominatore che accomuna queste patologie? «Il disagio esistenziale, legato all’ insoddisfazione personale, al disagio sociale, alla mancata realizzazione, ai conflitti sociali, soprattutto tra i giovanissimi (15-25anni), spesso combattuto con un approccio errato». Quale potrebbe essere un buon suggerimento? «Introdurre nei piani di studio, fin della scuola dell’obbligo, l’informazione sanitaria. Istruire sulle regole sociali, comportamentali e alimentari, finalizzati a una buona condizione di salute». MARIA PIA RISA Fonte “La Sicilia” del 27-10-2019