Si organizzano per affrontare l’emergenza “carbonchio ematico” i Comuni del versante nord ovest dell’Etna e l’Asp 3 di Catania. Oggi nella sala consiliare del Comune di Bronte si è svolto un vertice operativo che ha definito le modalità di intervento per limitare l’accesso ai terreni dove si sono verificate le infezioni e quelle per smaltire in sicurezza eventuali ulteriori bovini che dovessero essere ritrovati morti nei boschi. Al vertice presenti le Amministrazioni comunali, gli Uffici tecnici e la Polizia municipale di Bronte, Maletto, Maniace e Randazzo. In particolare presenti l’assessore di Bronte Antonio Currao, padrone di casa, il sindaco di Randazzo, Michele Mangione e quello di Maletto, Salvatore Barbagiovanni. Con loro il comandante della Stazione dei carabinieri, Antonio Muto. Tutti hanno ascoltato il dott. Francesco Del Campo, responsabile del Servizio di Igiene pubblica del Distretto di Bronte dell’Asp e del dott. Giuseppe Galvagno, responsabile, invece, di quello veterinario. Queste le decisioni. I sindaci faranno apporre, all’ingresso delle strade di accesso ai boschi dove è stata riscontrata l’infezione, dei cartelli che avvertono che quella è un “Zona infetta da carbonchio ematico”. Servirà ad evitare che si calpesti il terreno eventualmente infetto. Se da una parte i medici e veterinari dell’Asp hanno assicurato che i batterio non può contaminare alimenti come funghi o verdure, dall’altra c’è il rischio di contaminare abiti, calzature e suppellettili con le spore che possono passare allo stato vegetativo. Meglio quindi non avventurarsi al momento ed attendere la fine dell’emergenza che terminerà 15 giorni dopo l’ultimo ritrovamento di animali morti o 21 dopo l’ultima diagnosi di nuova infezione. Poi per evitare la diffusione del batterio nel terreno le carcasse degli animali, in qualsiasi posto vengano ritrovate, devono essere o bruciate o seppellite cosparse di calce sul posto. Meglio sarebbe effettuare entrambe le procedure. Per questo l’Asp ha chiesto l’aiuto dei Comuni. Appena l’Asp riceve la segnalazione del ritrovamento di un animale morto effettua un sopralluogo ed avverte un referente del Comune preparato ad intervenire. Prima la carcassa si interra o si brucia, minori saranno i rischi di diffusione del batterio. Non essendoci il tempo per rispettare le normali procedure burocratiche i Comuni in somma urgenza provvederanno all’interramento immediato dell’animale, per poi rivalersi sull’allevatore. Il problema in questo momento è reperire quella percentuali di animali che gli allevatori non sono riusciti a radunare. Il 90% delle mandrie sui Nebrodi, infatti, pascolano allo stato brado e fra le asperità dei boschi ci sarebbero molti animali ancora non vaccinati. Il rischio che qualcuno di questi sia morto non è remoto. I sindaci, infine, hanno lanciato un appello ai mass media affinché non si diffondano notizie errate. Gli alimenti sono salubri e le mucche infette non producono latte, ne si può vendere la carne che per l’infezione diventa nera. Nessun rischio neanche per gli ortaggi. Fonte “La Sicilia” del 18-10-2016
L’ORIGINE – Il Bacillus anthracis è responsabile di due patologie, distinte soltanto dalla forma clinica assunta: il carbonchio ematico e l’antrace. Il carbonchio è una patologia degli animali, soprattutto erbivori, causata dall’ingestione o dall’inalazione di bacilli vivi o sporificati. Gli animali affetti presentano febbre alta e vanno incontro rapidamente a morte. L’antrace è l’equivalente umano del carbonchio. Il contagio uomo – animale è difficile; impossibile la trasmissione tra uomini. Ne è esposto solo chi ha un contatto prolungato con gli animali colpiti o con i loro prodotti. Fonte “La Sicilia” del 18-10-2016