La gestione dell’accesso alle zone sommitali dell’Etna da nord potrebbe, da adesso, non essere più un affaire fra due Comuni, ma addirittura fra cinque. Non solo Linguaglossa e Castiglione, ma anche Bronte, Maletto e Randazzo. Questo uno dei primi risvolti della sfida lanciata da quest’ultime amministrazioni, dopo la presa di coscienza degli ultimi mesi: anche questi tre Comuni sono in parte proprietari della strada che conduce a quota 3000, e adesso di ciò vogliono godersi i frutti. Fatto singolare se non bizzarro, visto che mai finora proprio queste stesse municipalità non si erano mai accorte di quest’altra curiosa conseguenza della divisione in tredici spicchi, per tredici diversi Comuni, del cono sommitale del vulcano patrimonio Unesco. «Per arrivare al cratere centrale bisogna passare da noi»: lo hanno ribadito i sindaci anche nel corso di una riunione convocata dal Parco dell’Etna. Senza però ritrovarsi le porte chiuse da Linguaglossa, nel cui territorio si trova la stazione turistica di Piano Provenzana che, sulle escursioni ai crateri, ripone le speranze per mettersi alle spalle la profonda crisi economica e di presenze che vive da anni. Escursioni al momento bloccate per la querelle scoppiata dopo l’intervento dell’Autorità Antitrust sulle distorsioni della concorrenza nel mercato turistico etneo. Il timore adesso è le cose possano complicarsi ulteriormente: è stato già quasi impossibile per due Comuni mettersi d’accordo, figurarsi per cinque. Ma il proposito, per ora, è di continuare a dialogare in attesa di capire il ruolo dei tre Comuni ultimi arrivati nelle procedure di affidamento del servizio di escursioni in quota. Già il prossimo 23 agosto tutti gli attori riunitisi ieri a Nicolosi dovrebbero compiere un sopralluogo in montagna. Quest’estate è andata ormai perduta: l’obiettivo di Linguaglossa e Castiglione è allora quello di pubblicare il bando che affidi la gestione della strada di Etna nord – che sfocia nei tre Comuni nel suo tratto finale, ai piedi del cratere centrale – per i prossimi 5/10 anni già in autunno. Ma è ancora tutta da dipanare la matassa sul modello di gestione: se cioè adottare quello aperto a più imprese che ha suggerito il Garante, oppure optare per una concessione ad una sola azienda – con il rischio del riproporsi dell’imbuti anticoncorrenziale – obbligata però a cospicui investimenti su Piano Provenzana. Una questione che sfiora Bronte, Maletto e Randazzo ma su cui nessuno di loro si è finora pronunciato. I tre Comuni punteranno più sulla regolarizzazione della loro posizione, anche per evitare che in quota si svolgano attività nei loro territori senza autorizzazioni né controlli. Questo sarebbe già avvenuto in passato, come anche messo per iscritto dall’ente Parco in un documento-denuncia che aveva dato il via ad una serie di incontri in Prefettura. Francesco Vasta Fonte “La Sicilia” del 08-08-2017