Intensa emissione di gas, crolli intracraterici con fuoriuscita di sbuffi di cenere sottile: da giorni l’Etna alza al cielo il suo bianco pennacchio visibile anche a chilometri di distanza. Ma, come confermano i ricercatori della sede catanese dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), si tratta di fenomeni che rientrano nella normale evoluzione dell’edificio vulcanico. Da un paio di mesi, l’attività di degassamento è concentrata soprattutto all’interno del cratere di Nord-Est. Emissioni gassose anche nel ventre della Voragine e della Bocca Nuova. Dalle fratture che segnano l’orlo sommitale del cono martoriato del Sud-Est continuano a staccarsi grossi massi che rotolano fino alla base di quota 3000. Intense fumarole di colore bianco-giallastro segnano poi l’orlo craterico della più giovane delle quattro bocche sommitali dell’Etna. Proprio il Sud-Est tra aprile e maggio diede vita a una piccola serie di intense fasi parossistiche. L’ultima ebbe inizio alle 23 di domenica 6 maggio, quando senza alcun segnale premonitore, il vulcano si ridestò dando vita – per dodici ore – a spettacolari fontane di lava, accompagnate da forti boati, dall’emissione di cenere e da una colata che si riversò nella desertica Valle del Bove, dove raggiunse quota 2000. I precedenti fenomeni il 29 marzo, l’11 e il 29 aprile. Dall’inizio dell’estate il vulcano si è quasi assopito, interrompendo l’apparente quiete con rare esplosioni profonde che testimoniano la fluttuazione del magma all’interno dei condotti. Per il resto, il tremore rimane su livelli normali, come nella norma è l’attività sismica con scosse di bassa intensità che nelle ultime settimane sono state localizzate soprattutto tra Monte Fontane e Zafferana.
La Sicilia 18-08-2007