CATANIA. Il fatto risale a qualche settimana fa, ma è stato reso noto solo ieri. Le famigerate – per chi è solito frequentare l’Etna alle quote più elevate – ronde a quota 3000 dei finanzieri del Soccorso alpino di Nicolosi hanno portato all’identificazione ed alla denuncia di una guida che, secondo quanto diffuso dalle forze dell’ordine, in realtà non era tale. L’uomo era impegnato in una escursione sul vulcano ai piedi dei crateri sommitali, accompagnando un gruppo di 15 turisti alla volta dei crateri della montagna patrimonio Unesco. Una gita che immaginiamo suggestiva se non indimenticabile per coloro che vi avevano aderito – a quanto sembra anche grazie ad un evento réclame circolato su Facebook – ma che si stava svolgendo senza il benestare della legge. Il Soccorso alpino ha così interrotto la passeggiata in una zona montana di competenza territoriale del Comune di Maletto, riconducendo gli escursionisti fino alle quote più basse, dove non vige l’obbligo di valersi del supporto di una guida vulcanologica professionista per chi fa visita alla montagna. Sull’Etna infatti, per raggiungere i crateri sommitali, è necessario l’accompagnamento dell’unica figura professionale autorizzata per legge, cioè le guide alpino-vulcanologiche formate e abilitate dopo un esame dal competente Collegio regionale. Nei confronti dell’uomo è così scattata una denuncia alla Procura di Catania per il reato di esercizio abusivo della professione nonché per inottemperanza alle ordinanze sull’accesso alle aree sommitali. L’altra questione lambita dalla vicenda, infatti, riguarda la regolamentazione dell’accesso alle quote più elevate del vulcano. Il cono sommitale risulta diviso in 10 municipalità cui spetta, in caso d’emergenza o meno, regolare le altitudini per cui di volta in volta vige l’obbligo di farsi condurre in escursione da un professionista. In caso di quiete eruttiva l’accompagnamento obbligatorio scatta ai piedi dei crateri ed è possibile raggiungere le bocche dell’Etna assieme alle guide vulcanologiche. Qualifica di cui, a detta dei finanzieri, la guida abusiva non era in possesso. E per questo il gruppo non era autorizzato a spingersi fino alla zona interdetta, quella dei quattro crateri sommitali etnei, posti oltre quota 3000. Fin qui la cronaca, che serva a ribadire un concetto rafforzatosi quanto mai negli ultimi mesi, con la fine della querelle sulla creazione delle guide di media montagna (gmm). La zona sommitale resta il regno delle guide alpine vulcanologiche, professionisti riuniti in un Collegio presieduto dalla guida di Etna nord Biagio Ragonese. Più giù, una volta completatesi le procedure – avviate dall’assessore regionale uscente del Turismo, Anthony Barbagallo – per la creazione di un elenco speciale, potranno operare le gmm, figure abilitate a lavorare su sentieri turistico-escursionisti ma, nel caso dell’Etna, rispettando una precisa perimetrazione pubblicata in Gazzetta ufficiale lo scorso venerdì. Una tipologia di accompagnamento creata per arginare il dilagante abusivismo che prospera intercettando una cospicua porzione dei flussi di escursionisti diretti sull’Etna: in un contesto dove i controlli stentano, chiunque – non soltanto alla volta dei crateri – può improvvisarsi guida e condurre malcapitati visitatori su sentieri facilmente accessibili come Monti Sartorius e Schiena dell’Asino. La querelle si è risolta limitando il raggio d’azione delle istitutende gmm ai Monti Silvestri superiori e ai Monti Calcarazzi – prendendo come riferimento il versante sud – escludendo Valle del Bove e Schiena dell’Asino che, assieme a tutto quello che c’è all’incirca oltre quota 1900- 2000, restano appannaggio delle guide vulcanologiche. A loro volta, i professionisti della montagna sono destinati a crescere ulteriormente di numero, dopo la boccata d’ossigeno del delle venti guide abilitate dal Collegio regionale nella prima parte del 2017. È previsto per la primavera 2018 l’avvio delle prove attitudinali di selezione dei partecipanti ad un nuovo corso che formerà altre 20 guide vulcanologiche per Etna e Stromboli.
DECIPOINT – Il vulcano siciliano è l’unico decipoint al mondo. Lo ricorda la casa editrice a stelle e strisce Condé Nast, spiegando come la montagna sia diventata la ragione di chissà quanti brividi di piacere «per i nerd delle mappe». La parola decipoint viene mutuata dal più noto quadripoint, ovvero un luogo dove quattro entità amministrative differenti si incontrano idealmente in un unico punto. In cima al decipoint Etna si toccano ben dieci Comuni: Nicolosi, Zafferana, Sant’Alfio, Linguaglossa, Castiglione,
Randazzo, Maletto, Bronte, Adrano, Biancavilla.
FORMAZIONE – Nella primavera del 2018 l’avvio delle prove attitudinali di selezione dei partecipanti ad un nuovo corso per venti guide . Francesco Vasta Fonte “La Sicilia” del 22-11-2017