La pista intercomunale dell’Etna che, a 3000 metri di quota, collega Piano delle Concazze con Torre del Folosofo e che al momento è impraticabile perché interrotta da una colata lavica, verrà ripristinata. A volerlo con forza è la Prefettura di Catania che considera la strada che sfiora il cratere centrale dell’Etna “importante ai fini della Protezione civile”. Questo l’esito del vertice tenuto ieri dal prefetto a Catania, alla presenza dei sindaci di Randazzo, Maletto e Bronte, ovvero dei Comuni che questa strada attraversa e del Parco dell’Etna. I problemi da affrontare, però, sono molteplici e fra questi la necessità di realizzare un nuovo tracciato, leggermente distante da quello interrotto dalla lava. «Il Parco dell’Etna – ci spiega Michele Mangione, sindaco di Randazzo – ritiene che bisogna costruire una nuova pista in un luogo più protetto dai capricci del Vulcano e quindi magari più a valle. Io concordo con la Prefettura – continua il sindaco – quando sostiene che questa pista debba essere percorribile in caso di emergenza, ma se è vero che il nostro spicchio di territorio fino alla cima del Vulcano è di proprietà del Demanio, mi domando perché i lavori li deve finanziare il Comune? Inoltre, durante l’incontro è emerso che la zona sommitale è patrimonio dell’Unesco e quindi non si potrebbe toccare nulla. Capisco che bisognerà solo spianare, ma è necessario che tutti gli enti, Regione e Parco dell’Etna in primis, diano il loro ok. Per questo – conclude – ed anche per altri motivi i nostri tecnici si riuniranno lunedì prossimo con quelli del Parco dell’Etna per individuare modalità e mezzi per intervenire». «Esistono – continua il sindaco di Maletto, Salvatore Barbagiovanni – difficoltà di carattere normativo. La disponibilità dell’area e la pubblica utilità dell’intervento sono ancora in discussione. Ritengo che sia necessario un intervento politico. Al di là del fatto che questa pista sia stata realizzata abusivamente o meno, infatti, l’assessorato regionale, per permetterci di intervenire, dovrebbe modificare il decreto istitutivo del Parco dell’Etna, che a sua volta dovrebbe tracciare la pista nella cartografia e permettere l’accesso ad alta quota dei mezzi meccanici, che ricordiamo oggi sono banditi. Certo – conclude – il fatto che serva solo per le emergenze ci agevola, ma ricordiamoci che questa strada la si ritiene importante anche ai fini turistici, perché i turisti che dovessero essere sorpresi da un’eruzione a valle, con questa pista possono valicare il Vulcano e mettersi in sicurezza». Fonte “La Sicilia” del 22-02-2018