È diventato pane per gli avvocati l’autorizzazione che il Parco dell’Etna ha concesso ai Comuni di Bronte e Maletto, per «attivare un servizio di fruibilità del versante ovest del Vulcano con finalità turistiche, mediante l’accesso autorizzato di veicoli ecocompatibili». La presidente di Legambiente Catania, Viola Sorbello, assistita dall’avvocato Elio Guarnaccia, ha presentato ricorso dinanzi al Tar di Catania contro il provvedimento. I due Comuni, nel tentativo di promuovere il turismo, hanno chiesto ed ottenuto di far entrare all’interno dell’area protetta, anche in zona B, dei bus elettrici o comunque a basso impatto per far percorrere ai turisti i circa 26 chilometri di pista forestale che collegano Piano dei Grilli con Monte la Nave. «Già in precedenza – si legge in una nota di Legambiente Catania – insieme alle principali associazioni ambientaliste catanesi, Legambiente ha tentato di avviare un dialogo con l’Ente Parco preoccupata per i gravissimi impatti di tale iniziativa sull’ecosistema del vulcano. Le associazioni che fanno parte di un tavolo partecipato insieme al Parco dell’Etna, capeggiate dalla Lipu, hanno chiesto anche l’annullamento in autotutela dell’autorizzazione, sia nell’ambito del tavolo che con istanza dettagliatamente motivata. Inoltre, la vicenda è stata oggetto di un’interrogazione parlamentare all’Ars, lo scorso 27 ottobre. Tuttavia l’Ente Parco non ha ritirato il provvedimento amministrativo costringendo le associazioni ad adire le vie legali».
Per la presidente Sorbello gli atti istitutivi e regolatori del Parco dell’Etna fissano il divieto di transito con mezzi motorizzati nelle zone di interesse naturalistico, con l’autorizzazione fornita che sarebbe carente di «istruttoria e valutazione che l’Ente Parco avrebbe dovuto svolgere circa l’impatto su flora e fauna dei rumori». «Il Parco – scrive la Sorbello – ha rilasciato questa autorizzazione senza acquisire il preventivo parere del Comitato tecnico scientifico». Il presidente del Parco dell’Etna, Carlo Caputo però difende il provvedimento. «Da sempre in questo Parco – ha precisato – è stato animato il dibattito fra chi dice che il territorio è mummificato ed ogni tentativo di sviluppo viene bloccato, e chi invece sostiene che lì non bisogna realizzare alcuna attività. Io rispetto e ascolto sempre le associazioni ambientaliste. Loro lo sanno bene. In questo caso però questa presa di posizione mi sembra pretestuosa. Il Parco non ha mica concesso l’autorizzazione a percorrere un sentiero, ma solo una strada forestale adibita da sempre alla viabilità.
Pensate ci sono anche i cartelli stradali che indicano il limite di velocità. Io l’ho percorsa lunedì scorso incrociando e fotografando 41 veicoli: auto di operai, auto autorizzate per attività di servizio e volontariato ecc. Come, mi chiedo, la presenza di altri 2 bus navetta che accompagnano 120 turisti al giorno può compromettere l’equilibrio ambientale? Ricordo che l’autorizzazione è stata concessa su richiesta di due Comuni, ovvero di enti istituzionalmente riconosciuti che hanno ipotizzato di fare turismo regolamentato. Bene, le piste forestali servono anche a garantire la fruizione turistica regolamentata. Non si può parlare di impatto su una pista forestale dove già circolano decine di veicoli». E sull’ipotesi di una carenza d’istruttoria ha concluso: «Questo lo stabilirà il giudice. Io ho visto pagine e pagine di relazione sull’impatto ambientale». Fonte “La Sicilia” del 28-11-2021