Ancora gesti di vandalismo e maleducazione nel rifugio forestale di Monte Scavo, posto a circa 1740 metri sul livello del mare, ai piedi dell’omonimo monte, in zona A del Parco dell’Etna, in territorio di Bronte. Il rifugio, posto accanto la pista altomontana che costeggia l’Etna, è spesso meta di turisti e visitatori, alcuni dei quali si fermano a mangiare o pernottare al suo interno. Alcune foto inviateci da un escursionista che spesso gira in questi luoghi bellissimi, evidenziano lo stato di inciviltà di alcuni fruitori che non capiscono l’importanza della natura e il relativo rispetto. Un sacco enorme di rifiuti, rovesciato a terra testimonia quanto scritto, oltre ad atti di vandalismo all’interno. E in questi casi, è inutile dare colpe a chi amministra, in quanto gli unici colpevoli sono gli stessi fruitori dei rifugi. Il buon senso, e l’amore per la natura, dovrebbe spingere chi sale in questi luoghi, a riportare indietro i rifiuti, specie quelli indifferenziati, che impiegano anni per degradarsi. Cosa diversa per i resti di cibo, che si potrebbero buttare a terra, per essere consumati dagli animali. Una situazione incresciosa, a cui si dovrebbe porre rimedio, sia attraverso il Parco, che da poco ha pubblicato un bando per le associazioni di volontariato proprio per prevenire questo tipo di problemi, sia con il Corpo Forestale che purtroppo, ultimamente, a causa del cambio di normative è rimasto senza personale.
Basti pensare che il distaccamento di Bronte, qualche anno fa, contava quasi venti guardie in servizio, oggi, tra pensionamenti e mancanza di turn over, è rimasto con sole tre guardie, chiaramente insufficienti per il controllo di un territorio di migliaia di ettari. E nemmeno il prossimo concorso, bandito dalla Regione Siciliana per 70 posti, coprirà le carenze. Con questi numeri, infatti, i distaccamenti potranno avere un incremento di una o due unità, poche rispetto alle necessità, e zero in caso di ulteriori pensionamenti. Fino a tempo fa, la pulizia dei rifugi veniva espletata dalle squadre antincendio, specie nei periodi più calmi. Ora, le squadre non vengono più inviate per un servizio che nemmeno i normali operai dell’azienda espletano. LUIGI SAITTA Fonte “La Sicilia” del 22-09-2020