Il no dei sindaci del versante nord-ovest dell’Etna ai turisti accompagnati con mezzi fuoristrada sulla pista “nord –sud”, che a 3000 metri d’altitudine conduce ai crateri sommitali dell’Etna, ha radici profonde e significati diversi. E’ insieme una denuncia per evidenziare come in passato forse non tutto sia stato trasparente, visto che tutti percorrevano una strada che i sindaci sostengono sia stata costruita abusivamente e contemporaneamente il mezzo per ribadire come anche i loro Comuni abbiamo il diritto di poter contare sull’economia turistica legata al Vulcano, oggi, ad esclusivo appannaggio di pochissimi Comuni. Lo ribadisce con decisione il sindaco di Maletto, Salvatore Barbagiovanni, che il giorno dopo la lettera a Parco e Prefettura ci dice: «Non passi il messaggio che siamo contro la fruizione turistica o vogliamo ostacolare l’economia degli altri Comuni. Semmai siamo per una fruizione che, nella massima legalità e trasparenza, porti benefici a tutto il territorio, ovvero a tutte le attività ed enti pubblici e privati che all’Etna possono essere interessati. Nei giorni scorsi – continua Barbagiovanni – è stato riaffidato ad Etna nord il servizio di fruizione con mezzi fuoristrada. Spero tanto che riesca a portare turisti ed economie, ma spero anche che alla società aggiudicataria siano stati indicati con chiarezza limiti raggiungibili e piste da percorrere. Non consentiremo che si attraversi il nostro territorio senza la nostra autorizzazione, come chiederemo spiegazioni nel caso in cui i fuoristrada dovessero raggiungere la sommità del Vulcano, anche senza attraversare il nostro territorio. Ciò perché il documento “Procedure e modalità di fruizione per la zona sommitale” stabilisce per tutti che le piste a 3000 metri devono essere utilizzate per motivi di servizio, studio, soccorso e protezione civile. I turisti sono esclusi. Certo, capisco che è un delitto ed una grande penalizzazione non farli arrivare lì, ma allora cambiamo le regole, procedendo a nuove normative. Sediamoci tutti attorno un tavolo, dichiariamo che quella pista è al servizio del turismo, cediamo a chiunque contribuisca al progetto eventuali diritti e proventi e rivediamo l’intero sistema Etna, comprendendo anche la valorizzazione del patrimonio ambientale del nostro territorio, perché tutti siamo figli del Mongibello». Un principio che Barbagiovanni chiede da tempo. «Io credo che in passato i nostri Comuni siano stati danneggiati, ma non abbiamo intenzione di rivangare il passato. Il futuro però è davanti a noi e non possiamo più chiudere gli occhi. Le istituzioni hanno il dovere di garantire opportunità per tutti». GAETANO GUIDOTTO Fonte “La Sicilia” del 03-02-2018