«Sottoporremo la procedura di vendita da l milione e 224 mila euro dei 16 lotti dell’area artigianale di Bronte all’Anac, alla Corte dei conti e ai nuovi Revisori dei conti», lo preannuncia Antonio Leanza, presidente della Commissione bilancio, rimasto critico sulla gara anche dopo il parere favorevole di «legittimità» resogli dal segretario comunale-responsabile dell’anticorruzione. Il 25 gennaio scorso, questa procedura in corso da due anni (tre se si considera quella avviata dalla precedente Amministrazione, alla quale avevano partecipato 29 imprese e dall’attuale sindaco fatta revocare in autotutela nel 2016), la Commissione anche «per salvaguardare l’ente e le sue finanze» ha ritenuto di sottoporla al responsabile dell’anticorruzione e ai revisori dei conti. Il segretario, Giuseppe Bartorilla, giovedì ai consiglieri comunali, in sintesi, ha comunicato: «Dall’analisi della documentazione, non si ravvisano, fatto salvo qualche refuso, vizi di legittimità inerenti l’assegnazione in proprietà dei lotti. Anche sulla scelta della Giunta di concedere una dilazione di pagamento, non si riscontra violazione di legge e/o di regolamento». Leanza concorda sulla «legittima assegnazione di carattere formale» ma non sull’aggiudicazione e spiega: «Non siamo contro lo sviluppo, ma non sono state chiarite alcune anomalie nell’aggiudicazione dei lotti, forse da ricercare proprio nei “refusi” a cui accenna la risposta. Sfugge, inoltre, che nemmeno il regolamento della zona artigianale prevede dilazioni di pagamento per la vendita dei lotti, per cui rimane un’ombra aver modificato in corso d’opera clausole sostanziali del bando di gara». Il responsabile dell’ Anticorruzione Bartorilla, poi, ha fatto proprio il parere dell’avvocato Pietro De Luca, esperto del sindaco per gli affari giuridici, secondo il quale, tra l’altro, il contestato preliminare «risponde anche a criteri di buona fede, equità ed equilibrio contrattuale». Ma proprio questo preliminare di vendita, invece, secondo il presidente Leanza «espone il Comune a contenziosi e a rischi per gli equilibri finanziari, laddove prevede il rimborso, alle ditte che non vorrebbero più comprare, dei costi dei materiali delle costruzioni, che nella determina di approvazione del preliminare non trova limiti, e ciò è una sorta d’ipoteca ad un sicuro dissesto del Comune». Il contratto proposto alle undici ditte assegnatarie dei 16 lotti (dal 6 marzo scese a otto, causa rinuncia di due aziende di lavorazione di pistacchi e di un venditore ambulante) prevede che se queste entro il 2019 non comprano i lotti perdono i 25 mila e 500 euro di caparra sul prezzo di vendita di 75 mila e 500, il Comune acquisirà il capannone e rimborserebbe il 20 per cento (a quanto pare) dei costi dei materiali delle costruzioni, senza limiti. Nel suo parere il segretario Bartorilla, infine, ha precisato che il funzionario dovrà «verificare periodicamente la capacità a contrarre con la pubblica amministrazione i requisiti tecnici ed economici delle ditte assegnatarie». I revisori dei conti, invece, a febbraio hanno comunicato che gli «uffici non hanno fornito i chiarimenti richiesti”. Sulla questione il sindaco Calanna spiega: «I revisori da quasi un mese non sono più in carica, essendo a fine mandato non potevano occuparsi della questione, per cui rimaniamo a disposizione del nuovo collegio. Per il resto i due autorevoli pareri confermano la legittimità delle procedure adottate. E sotto il profilo politico siamo soddisfatti di aver coniugato le esigenze di tutela dell’ente con quelle economiche di artigiani e commercianti che intendono investire nella zona artigianale». Ma Leanza conclude dicendo: «Non siamo soddisfatti della risposta del segretario, coinvolgeremo la Corte dei conti, l’Anac e i nuovi Revisori dei conti». Luigi Putrino Fonte “Giornale di Sicilia” del 19-03-2018