“I punti nascita di Mussomeli, Bronte, Lipari, Mistretta, Petralia Sottana, S. Stefano di Quisquina e Licata devono essere disattivati entro il 31 dicembre”. La notizia – destinata a riaprire il caso Sanità in Sicilia – è contenuta in un documento che la Direzione generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute ha inviato all’assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino. Una riorganizzazione che discende dal rinnovato quadro normativo e dalla logica dei numeri: l’attività dei Punti nascita deve superare o almeno toccare la soglia dei 500 parti. Partendo dal caso Nicole – la bambina morta in circostanze ancora poco chiare, “presumibilmente durante il trasporto da Catania verso l’Utin di Ragusa”, annota il ministero – il documento ricorda di avere impartito “stringenti prescrizioni inerenti il completamento del previsto piano di riorganizzazione dei Punti nascita. Le prescrizioni riguardano tra l’altro la chiusura/accorpamento dei Punti nascita con volumi di attività inferiori a 500 parti l’anno, il completamento dell’attivazione su tutto il territorio regionale di Stam/Sten e, laddove la Regione volesse mantenere in attività Punti nascita il cui numero di parti sia al di sotto dello standard minimo, la formulazione di una proposta sulla quale il ministero della Salute esprimerà un parere preventivo vincolante”. Quindi la Direzione per la programmazione sanitaria elenca le richieste di deroga inviate al ministero dalla Regione Sicilia: “La Sicilia ha inviato una prima nota in cui viene chiesto di valutare la deroga per 9 punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti l’anno: MUssomeli, Bronte, Nicosia, Mistretta, Peraltro già chiuso nel 2012, Corleone, Lipari, Petralia, Pantelleria più casa di cura S. Stefano di Quisquina. Successivamente, il 23 aprile, è pervenuta al ministero una ulteriore nota con la quale la Regione chiede la deroga anche per i punti nascita di Cefalù e Licata, a causa degli oggettivi insuperabili disagi di viabilità che rendono difficili i collegamenti con il territorio”. Ora, valutato il quadro complessivo, la Direzione generale della programmazione sanitaria ha emesso la propria “sentenza” anche se qualificata come “parere”; “La deroga è ritenuta non accoglibile per motivazioni legate alla necessità di assicurare la presenza degli standard organizzativi, tecnologici e di sicurezza di cui all’accordo Stato – Regioni nella logica del rispetto dei principi di appropriatezza organizzativa, efficienza, economicità ed efficacia”. E quindi: chiusura entro il 31 dicembre dei Punti nascita di Mussomeli, Bronte, Lipari, Mistretta, Petralia Sottana, S. Stefano di Quisquina e Licata. Per quanto riguarda Nicosia e Corleone, il ministero chiede alla Regione di valutare alcune opzioni, ovvero “attivare un sistema di collegamento tra i due Punti e i rispettivi centri Hub di Enna e Palermo, con la previsione della rotazione del personale medico (ostetricia, anestesiologia e pediatria del comparto) per almeno una settimana al mese. In alternativa, qualora la procedura non dovesse essere attivata in maniera sostanziale e continuata, i Punti nascita di Nicosia e Corleone dovranno essere disattivati ed il personale seguirà le donne in gravidanza fino alla 38° settimana e successivamente le indirizzerà verso i Punti nascita più vicini”. Su Pantelleria, invece, per le caratteristiche orografiche di particolare disagio, il ministero “concorda con il mantenimento in attività, esclusivamente per l’espletamento delle gravidanze fisiologiche, mentre per quelle a rischio deve essere previsto il trasferimento verso il centro Hub di riferimento”. Il quadro si completa con Paternò (preso atto dell’informativa della Regione e il Punto nascita è già stato chiuso, con il trasferimento di utenza, personale e apparecchiature su Biancavilla) e con il Punto nascite di Cefalù che resta in bilico, concordando il ministero con la richiesta di deroga però previo monitoraggio annuale insieme al punto nascite di Termini Imerese. Il documento finisce con la richiesta alla Regione di avviare una informazione trasparente verso la popolazione per informarla delle nuove disposizioni. Fin qui la nota ministeriale che lascia comunque ancora spiragli. se da un lato il parere della Direzione dice chiaramente che “i Punti nascita menzionati devono essere disattivati”, allo stesso tempo aggiunge che “laddove la Regione volesse mantenere in attività Punti nascita il cui numero di parti è al di sotto degli standard minimi di 500 parti l’anno” deve formulare una “proposta sulla quale il ministero esprimerà un parere preventivo vincolante”. La palla torna a Palermo. E comunque di questo primo parere per esempio l’Asp di Catania, da cui dipende Bronte, non è stata ancora messa al corrente.
Giuseppe Bonaccorsi Fonte “La Sicilia” del 20-06-2015