«Qualsiasi stupido è capace di distruggere gli alberi». Lo scriveva nel secolo scorso John Muir, pioniere americano della conservazione della natura. A distanza di più di un secolo e mezzo, ancora in pochi hanno il cuore, l’intelligenza e la dedizione necessarie per salvarli, custodirli e raccontarli assieme al grande patrimonio della natura, fatto di flora e di fauna, fatto di vita e semplicità. Di questa sparuta minoranza fa certamente parte Vincenzo Crimi, già commissario superiore del Corpo Forestale della Regione siciliana e così appassionato della natura e dell’ambiente da scrivervi nove libri e dedicare loro una brillante carriera nel Corpo forestale regionale che lo ha visto relazionare nei convegni di mezza Europa, partecipare a progetti di salvaguardia ambientale addirittura in Amazzonia, essere nominato nel 2002 in Giappone “l’uomo dell’anno in materia di ambiente” e collaborare con diverse Università italiane, straniere e riviste specializzate del settore. Lo abbiamo incontrato per cogliere un po’ della sua passione, ma soprattutto per parlare della natura e dello sviluppo economico che da questa può derivare. «Divulgare la bellezza della natura e la necessità della salvaguardia dell’ambiente – ci dice – è fondamentale per diffondere la giusta cultura a favore della risorsa più preziosa che abbiamo. Poi noi – continua – abbiamo la fortuna trovarci fra tre Parchi Naturali e la riserva delle Forre laviche del fiume Simeto. Nonostante ciò, spesso non ci rendiamo conto dei tesori naturalistici che ci circondano. Di certo non conosciamo la valenza di una terra che narra periodi fastosi. E non dimentichiamo che natura e storia rappresentano il connubio ideale per creare nuova economia soprattutto turistica. – Anche se fino ad oggi ecologia ed economia più che un connubio hanno rappresentato un dualismo. «Il giustificato scetticismo – risponde – deriva dal fatto che questo territorio da decenni è messo in disparte. Adesso che non ho più una divisa sulle spalle posso dirlo: i Parchi e l’Azienda demaniali, coloro che amministrano il territorio pubblico insomma, fino ad oggi si sono limitati a gestire, tralasciando progetti di ampio respiro che procurassero economie. I Parchi per anni si sono limitati a garantire la salvaguardia dell’ambiente e l’Azienda solo le giornate lavorative degli operai forestali. Nessuno ha cercato di promuovere l’ambiente ai fini economici, in modo da procurare ricadute a favore delle popolazioni locali. Nessuno ha tentato di creare rete o sistema. Se non si programma, non ci sarà mai sviluppo del territorio. Serve però che chi ha capacità di impresa investa. In questo periodo le imprese del nord stanno acquistando ettari di vigneti per produrre e vendere il vino doc dell’Etna. Noi non possiamo limitarci ad ottenere solo manodopera e piccoli stipendi, dobbiamo riappropriarci delle imprese». – E vero anche il territorio rurale è alla mercé di vandali e ladri che scoraggiano gli insediamenti privati, figuriamoci quelli turistici. «I controlli si fanno quotidianamente e a testimoniarlo non sono solo io che ho 35 anni di servizio nel Corpo Forestale alle spalle, ma gli atti in possesso della magistratura a seguito delle nostre segnalazioni. Di certo, però, di Guardie forestali ne sono rimaste ben poche ed i fenomeni criminali sono in grande crescita. Nelle campagne bisogna contrastare di tutto: dagli abusivismi edilizi, agli incendi, ai vari reati ambientali, fino all’abbandono abusivo dei rifiuti. Dobbiamo però anche dire che tutto ciò si deve alla mancanza di senso civico di parecchia gente, sia di quella che sporca, sia di quella che non denuncia. Non basta l’attività repressiva messa in atto da pochi uomini, abbiamo bisogno del coraggio e della collaborazione della gente». – Ma ci sono a suo avviso leggi sbagliate nelle aree protette. La legge che impedisce totalmente di costruire nei boschi è utile? «Tutto sommato una casetta nel bosco non ha mai certo deturpato la natura. Questa legge è frutto di un antico retaggio quando, nel tentativo di frenare un fenomeno negativo, si finiva per penalizzare tutti. E’ vero anche però che se non vi fossero certe norme l’ambiente non sarebbe così bello. I boschi vanno rispettati in tutti i sensi. Quello che dobbiamo rivedere delle rigide norme che i parchi applicano sono altre cose, come per esempio le lungaggini della burocrazia che spesso scoraggiano tutti». – Parliamo del suo libro “Randazzo ed il suo territorio”?. «Si tratta di un viaggio per accompagnare il lettore verso il patrimonio naturalistico della mia città. L’obbiettivo è rafforzare la coscienza ambientale e suscitare l’interesse verso la flora e fauna». GAETANO GUIDOTTO Fonte “La Sicilia” del 10-01-2018