Per la Soprintendenza ai Beni culturali ed ambientali di Catania doveva essere l’occasione per spiegare e far apprezzare ad alcuni sindaci dei Comuni dell’Etna il Piano paesaggistico della Provincia di Catania in fase di approvazione. Invece, alla fine, è stata l’occasione per i primi cittadini e i dirigenti degli Uffici tecnici per rinfacciare, con toni anche accorati, tutti i dubbi e le perplessità di un Piano che in tanti ritengono debba essere rivisto. Revisione che, intendiamoci, accetta pure la Soprintendenza in questa fase dove è possibile presentare ricorsi ed osservazioni, ma questo non è bastato per placare gli animi, perché sindaci e tecnici ritengono che il Piano non debba essere “corretto”, ma rivisto insieme per affinare la concertazione, chiarire alcuni dubbi interpretativi delle norme di attuazione e soprattutto liberarsi della famosa, anzi ormai famigerata, Carta dei boschi approvata dalla Regione siciliana nel 2004 che tutti, Soprintendenza compresa, indicano come per gran parte sbagliata, indicando come boschi zone che boschi non sono, con tutti i vincoli che ne derivano per un raggio anche di 200 metri. Ad introdurre i lavori è stato il soprintendente Rosalba Panvini che, come per tentare di scongiurare le critiche, ha ricordato che «il Piano è stato concertato con i Comuni nel 2016. E che ancora c’è qualche giorno di tempo per presentare osservazioni». Poi la relazione dell’architetto Benedetto Caruso che appena ha accennato alla non efficacia del Piano nei Parchi naturalistici, ha suscitato la dura reazione dei sindaci. «Di questo dobbiamo essere certi – ha affermato Francesco Sgroi, sindaco di Randazzo – E poi i boschi nelle mappe non distinguono quelli cedui, un tempo al servizio dell’uomo e dell’agricoltura, con quelli naturali. Inoltre la ratio di questo Piano è anacronistica rispetto agli indirizzi del Psr che chiede si diversificare l’offerta agricola». La dott. Anna Sergi della Soprintendenza ha tentato di rassicurare sul fatto che nelle aree protette il Piano paesaggistico non abbia valore, ma è stato inutile. Tutti i Comuni hanno continuato ad obiettare, anche per tanti altri motivi. Il Comune di Adrano, per esempio, ha denunciato che il vincolo boschivo blocca un costoso piano di lottizzazione che prevede la realizzazione di 15 opifici che avrebbero potuto dare lavoro. Il Comune di Tremestieri ha evidenziato alcune incongruenze nelle norme di attuazione, quello di Piedimonte ha contestato la decisione di inserire il suo territorio completamente in fascia di tutela 2, decisione che lo costringe a rifare il Prg e quello di Maletto, presente il sindaco Pippo De Luca, ha mostrato in mappa un bosco inesistente. «E’ vero – ha affermato l’ing. Maurizio Erbicella dell’Osservatorio regionale sulla qualità del paesaggio – la carta dei boschi presenta notevolissimi errori. E lo diciamo da anni. Ed una carta dei boschi sbagliata rallenta l’economia». Ed allora i sindaci hanno chiesto il rinvio dell’approvazione del Piano. A cercare di mediare l’arch. Luigi Longhitano, anch’egli dell’Osservatorio: «Non dimentichiamo – ha affermato – che la tutela del paesaggio è prevista dalla Costituzione. I principi di salvaguardia dei diritti sono ribaditi nel verbale dell’osservatorio e nelle nome di attuazione dello stesso Piano. Chi le disattende lo fa in maniera mendace». Ma l’ing. Giuseppe Di Paola del Parco dell’Etna ha replicato: «Il Piano paesaggistico è sovraordinato su tutto. Non bastano le buone intenzioni scritte nelle norme di attuazione. La norma deve essere trascritta in cartografia per evitare dubbi interpretativi. Se non sarà così i dirigenti degli Uffici tecnici, che temono sempre denunce e ricorsi, di fronte al dubbio, preferiranno non approvare». E se rivedere la cartografia può rappresentare un problema, la dott. Sergi si è resa disponibile e rendere più chiare ed evidenti le norme di attuazione. I sindaci però sono rimasti critici e c’è chi è pronto a presentare ricorso al Tar, affinché questo Piano venga bloccato. Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 28-02-2019
I PRESENTI A quest’incontro la soprintendente di Catania, Rosalba Panvini, ha invitato i Comuni che non aveva già incontrato in precedenza. Per questo ha invitato Adrano, Biancavilla, Calatabiano, Castiglione, Fiumefreddo, Linguaglossa, Maletto, Mascali, Milo, Nicolosi, Piedimonte, Ragalna, Randazzo, Sant’Alfio, Trecastagni e Zafferana. A partecipare la Soprintendenza nel suo plenum. Erano presenti Anna Sergi, Laura Patanè, Benedetto Caruso e Franco La Fico Guzzo. Con loro l’ing. Maurizio Erbicella e l’arch. Luigi Longhitano. Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 28-02-2019