Como, 18 aprile 2019 – «La multa che rischia il mio assistito? Praticamente un ergastolo civile. Ma che lavoro deve fare una persona o quanto a lungo deve vivere per potersi permettere di pagare allo Stato 13,5 milioni di euro?». Parola di avvocato. Risposta: probabilmente dovrebbe vivere quanto Matusalemme e avere il talento, e l’ingaggio, di Cristiano Ronaldo, ma né Daniele Borghi, 22 di Cantù, né il suo amico Alessio Molteni sono così bravi con la palla tra i piedi. Entrambi studenti universitari, fanno qualche lavoretto per mantenersi agli studi e nel tempo libero si divertono come i loro coetanei, amano fare sport, andare in montagna e al massimo si concedono qualche grigliata.
Anzi, questo non gli piace più da quando la Procura di Como li ha accusati di aver scatenato un incendio che ha incenerito mille ettari di pascoli e boschi sulla Berlinghera, dove erano in vacanza nella baita del nonno di Daniele. «Non siamo dei piromani in quell’incendio abbiamo rischiato di morire anche noi – spiega Daniele – Di quel che è successo però preferiamo non parlarne, sono al lavoro i nostri avvocati».
Anche loro hanno un bel da fare perché un’ammenda così in Italia non l’ha mai presa nessuno: 27 milioni di euro da dividere in due e questo solo per ripagare lo Stato, poi ci saranno le richieste delle parti civili, ovvero i proprietari di casali, stalle e animali distrutti o uccisi dal rogo. A incastrare Daniele e Alessio l’indagine dei carabinieri forestali basata anche su un software che consente di capire dov’è partito un rogo. «Stiamo studiando gli atti per smontare l’accusa – conclude l’avvocato Giuseppe Fadda, che difende Daniele – dimostreremo che le cose non sono andate così e stiamo raccogliendo elementi per provare che di focolai ce n’erano diversi e la colpa non può essere addossata ai due giovani».
Fonte “Il Giorno”