Catania. Potrebbe essere un nuovo caso Nicole”, una vicenda per certi versi analoga a quella della piccola di Catania e figlia della disorganizzazione in cui sembra essere avvitata la nostra sanità. Da ieri sul tavolo della Procura catanese c’è una dettagliata denuncia sulla storia del piccolo Mattia, venuto alla luce prematuramente il 19 gennaio scorso all’Umberto I di Siracusa e morto due giorni fa al Policlinico di Messina, ma dopo un lungo iter di assistenza cominciato all’ospedale di Bronte e proseguito alla Terapia intensiva neonatale dell’Umberto I aretuseo, dove il piccolo, ancora in grembo alla madre, era stato trasferito perché a Catania non c’erano posti in emergenza. Se i magistrati dovessero, anche in questo caso, avanzare che qualcosa nella lunga catena dell’assistenza non ha funzionato a dovere, la vicenda rischia di esplodere come una bomba atomica sulla Sanità regionale già duramente messa alla prova per la presunta disorganizzazione nel soccorso di Nicole, la neonata nata a Catania con un grave deficit respiratorio e morta in una ambulanza che la stava trasferendo all’Utin di Ragusa perchè a Catania non c’era una culla disponibile. L’episodio è stato raccontato dal legale della giovane coppia di Bronte, avv. Dario Pastore che ha sporto denuncia. “I motivi per cui abbiamo presentato l’esposto in Procura sono sostanzialmente tre: il primo quesito che poniamo è quello della verifica dei fatti iniziali: capire se effettivamente il 19 gennaio, data di nascita del bimbo prematuro che cade esattamente a una settimana del caso Nicole, nessun reparto di Terapia intensiva neonatale in provincia di Catania aveva posti disponibili. Ciò ha reso necessario, su una ambulanza del 118, il trasferimento d’urgenza da Bronte a Siracusa della puerpera al sesto mese di gestazione, alla quale si erano rotte le acque. Secondo punto sul quale intendiamo avere una risposta riguarda l’accertamento delle cause che hanno portato al parto prematuro. Infine, col terzo punto, chiediamo di capire il motivo del trasferimento del neonato da Siracusa a Messina. E questo perché a Siracusa, ai genitori, viene detta una cosa, mentre a Messina viene fuori un altro referto medico”. Per il legale della giovane coppia brontese, distrutta dal dolore per l’odissea patita, ci sono molti episodi di questa triste vicenda che non convincono e che “riguardano direttamente il reparto di Ginecologia dell’ospedale di Bronte e la Terapia intensiva neonatale dell’Umberto I di Siracusa”. Episodi che vanno esaminati minuziosamente. Il Policlinico di Messina, invece, secondo il legale, sarebbe escluso dalla vicenda perché il neonato sarebbe arrivato lì già in condizioni critiche. “A Messina – continua Pastore – i medici, una volta visitato Mattia, avrebbero detto chiaramente alla famiglia che le condizioni del loro figlio erano gravissime, perché c’era in atto una acidosi metabolica irreversibile. Ma a Siracusa – puntualizza l’avvocato – ai genitori era stato detto che il trasferimento a Messina si era reso necessario solo perché l’ospedale non aveva un macchinario respiratorio specialistico”. La vicenda della gestante brontese comincia molto prima del parto prematuro del 19 gennaio. “Da tre mesi – aggiunge l’avv. Pastore – ha signora accusava dei dolori e quindi si era recata più volte in ospedale. Ma lì in buona sostanza sino al 19 gennaio, quando la donna viene trasferita d’urgenza a Siracusa, non sanno spiegarsi quale sia la natura”. Una volta raggiunta Siracusa il parto avviene e Mattia, il 20 gennaio, viene ricoverato in una culla dell’Utin dell’Umberto I. “A questo punto – continua il legale – il 18 febbraio avviene nel reparto il cambio di culla per Mattia. Il 20, dopo due giorni dalla sostituzione, viene riscontrata sul piccolo una infezione polmonare. Il 25 febbraio i medici chiamano i genitori ai quali viene annunciato il trasferimento del bimbo a Messina e lo stesso giorno d’arrivo nella città peloritana i medici del Policlinico mettono le mani avanti e sostengono che i problemi respiratori sarebbero l’ultima cosa e che il piccolo sarebbe affetto da una acidosi metabolica irreversibile. Inoltre dicono che tutte le funzioni vitali del neonato erano fuori norma. Il 27 arriva il tristissimo epilogo con la morte del neonato”. Fin qui il racconto del legale che a questo punto chiede alla Procura catanese di appurare se si è di fronte a un ennesimo presunto caso di malasanità causato, forse, da passaggi errati nell’assistenza, prima alla gestante e poi al piccolo nato prematuro. Una vicenda che, va esaminata nei dettagli per appurare se esistono responsabilità. “La morte di Mattia è un colpo al cuore. Fa tra l’altro amarezza – conclude l’avvocato – che un ente come il 118, che fa decollare un elicottero per andare in Sardegna a prelevare un suo dirigente, poi, quando si tratta di una coppia di anonimi genitori, non riesca a trovare un posto nei reparti Utin di Catania”.
Giuseppe Bonaccorsi Fonte “La Sicilia” del 01-03-2015