Questa sì che è una bella notizia. Non solo perché hanno vinto delle lavoratrici siciliane, quelle che fanno ottimi jeans a Bronte, ma anche perché si tratta di una sentenza che dovrebbe far riflettere quegli imprenditori che delocalizzano all’estero non tanto per salvare la propria azienda, ma per guadagnare di più. Perché, stando a quanto stabilito dal giudice monocratico di Bassano del Grappa, Paolo Velo, che non ci risulta essere siciliano o un fans dell’Isola del sole, l’azienda Diesel di Renzo Rosso non era in perdita, aveva delle commesse consistenti, soltanto che facendosi realizzare i capi di abbigliamento in Polonia o altrove, li pagava meno della metà. Ora il giudice del Tribunale civile ha stabilito che dev’essere restituito il lavoro alle operaie specializzate di Bronte, anche perché non soltanto non c’è stato un calo di vendite della holding, ma la Diesel aveva preteso che il consorzio di Bronte lavorasse in esclusiva ed era stata autorizzata a investire per completare il ciclo produttivo, determinando così «un abuso di dipendenza economica» che il giudice ha riconosciuto e condannato. Cioè il consorzio di Bronte per poter lavorare in esclusiva per la Diesel aveva fatto degli investimenti in macchinari. E’ una sentenza che ridà respiro a un consorzio siciliano che per non morire era stato costretto a rivolgersi ad un tribunale del Nord per avere riconosciuto un diritto difficile da provare. Ma siccome c’è un giudice a Berlino le lavoratrici di Bronte hanno avuto partita vinta. Fino al 2008 c’era a Bronte un polo tessile tra i più forti d’Italia che dava lavoro a circa 1000 lavoratrici, poi via via la crisi ha eroso questo piccolo patrimonio di forza lavoro e le lavoratrici impiegate sono scese a circa 300, non c’è stato in tutta Italia un calo di lavori così repentino e tra l’altro così ingiustificato. C’è giubilo giustificato a Bronte per la sentenza che il sindaco Pino Firrarello definisce «storica», ma è una vittoria parziale, prima di tutto perché si tratta di un processo di primo grado e quindi la Diesel può ricorrere in appello dove il «Consorzio società manufatturiere» di Bronte troverà un altro giudice, ma poi alle lavoratrici di Bronte interessa soltanto e soprattutto tornare in fabbrica, avere la sicurezza di un futuro. Franco Catania è il fondatore del consorzio di Bronte ed è anche amico, paradossalmente, del proprietario della azienda Diesel, Franco Rosso. Lui è convinto che se fosse dipeso da lui non si sarebbe arrivati ad adire le vie legali. Ora spera di comporre la situazione, anche superando il fatto del risarcimento del danno. Quelle donne e tutto il paese hanno bisogno disperatamente di lavoro e non ci si può giocare sulla disperazione. Questa sentenza segna anche una tappa che riguarda le tante aziende italiane che hanno delocalizzato la produzione facendo perdere lavoro al proprio Paese. Ad un certo punto ci vuole un freno con una apposita legge, perché va bene essere nel mercato comune europeo, ma a patto di non morire di disoccupazione.
Tony Zermo Fonte “La Sicilia” del 05-05-2013