Ci sono realtà siciliane che non si conoscono, ma che costituiscono un vanto per l’intera comunità isolana. Maletto, un paesino dell’entroterra, appena quattromila anime, è un esempio di stupefacente operosità, un’eccezione nella realtà critica del nostro presente. Un paesino povero, che ha saputo riscattarsi. Più che un paese, un cantiere a cielo aperto, in cui le nuove costruzioni, tante e belle nell’aspetto, si fondono con la natura circostante. Nel visitatore sorge spontanea la domanda: da dove scaturisce tanta ostentata opulenza, in un circondario affetto da diffusa criticità? La risposta è complessa e articolata, ma logica dalle spiegazioni che è dato cogliere sul luogo. Le rimesse degli emigranti dalla Svizzera e dalla Germania, la coltivazione delle fragole, il lavoro nella forestale, talvolta accompagnato a improvvisati lavori stagionali e non ultimo un’illuminata imprenditoria locale, hanno contribuito a creare uno stato di diffuso benessere. Caratteristica che si nota persino nell’edilizia popolare, eseguita con qualità e stile, rara per il settore in cui si colloca. Sorpreso e soddisfatto per avere conosciuto una realtà sconosciuta e piacevole, mi accingo a partire sulla mia auto. Giunto ai piedi della collina su cui è adagiato il paesino, forte è il desiderio di riammirarla da lontano. Le case accovacciate le une alle altre appaiono come ciondoli che pendono dal dolce colle: un verde arazzo naturale dai cangianti colori che la natura ha srotolato, su cui le case, il lieve declivio, par che scivolano a valle. Un sol pensiero turba la mia visione: nel gioco di luci e ombre dell’incipiente tramonto in cui il paesino è da poco piombato, la sua posizione sembra irriguardosa verso il sole, ma in compenso bilanciata dal colore delle case, radiose, allegre, luminose. Riparto con la convinzione di avere appena lasciato un angolo di Svizzera, un piccolo paradiso, raro a vedersi dalle nostre parti. Ai molti che vi hanno contribuito, va il merito di questo piccolo miracolo paesaggistico. Saro Pafumi da “Lo dico a La Sicilia” del 10-02-2016