Per tutta la giornata si è sperato che non si fosse ucciso e che si fosse solo allontanato. Poi intorno alle 20,30 il drammatico ritrovamento: l’uomo si era suicidato con il fucile che il fratello teneva in casa legalmente. Parliamo di Francesco Zumbo, di 39 anni, che tutti a Linguaglossa conoscevano e ricordano perché una persona veramente per bene. Da 21 anni, però, viveva il dramma della perdita del padre. Francesco, infatti, era figlio di Vincenzo Zumbo, il capo squadra della forestale che il 18 agosto del 1993 rimase vittima, assieme ad altri colleghi, del rogo che stava tentando di spegnere in contrada Mitoggio, nelle campagne di Castiglione di Sicilia. Per Francesco la perdita del padre aprì una ferita forse mai rimarginata. Non sapremo mai con certezza i veri motivi che hanno provocato l’estremo gesto. Certo è che l’uomo la notte scorsa, senza farsi sentire dai quattro fratelli con cui viveva, ha impugnato il fucile ed è uscito dalla casa di Catena, piccola frazione di Linguaglossa. I fratelli appena svegli hanno ovviamente notato la sua assenza, e quando si sono accorti che mancava anche il fucile con le munizioni hanno lanciato l’allarme. Subito hanno chiamato i carabinieri facendo scattare una imponente operazione di ricerca, cui si sono uniti non solo i carabinieri del Nucleo radiomobile della Compagnia di Randazzo e le unità cinofile dei carabinieri, ma anche la Guardia di finanza e la Polizia municipale. Più di 50 militari hanno setacciato l’intera area, ma per tutto il pomeriggio nessuna traccia. Dopo ore ed ore senza che si scorgesse una traccia si sono alzati gli elicotteri che hanno perlustrato il territorio. Per tutto il pomeriggio si è sperato che fosse vivo, poi all’imbrunire il ritrovamento. L’uomo era in un boschetto vicino casa e vicino a lui il fucile.
Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 07-05-2014