Una sentenza che potrebbe fare giurisprudenza. Un professionista di Linguaglossa è stato assolto “perchè il fatto non sussiste” dal Tribunale monocratico, giudice Elena Maria Teresa Calamita, dal reato di detenzione finalizzata alla cessione di marijuana nonostante i carabinieri lo hanno trovato in possesso di 275 dosi di sostanza stupefacente. Il pm ha chiesto invece una condanna a 2 anni e 40mila euro di multa. Il Tribunale ha accolto la tesi del difensore, l’avvocato Concetta Rita Gabriella Mingiardi, che nel corso del dibattimento ha voluto dimostrare che «la droga in sequestro» era da ricondurre «a un uso esclusivamente personale» del suo assistito. « Le motivazioni della sentenza sono molto chiare: «Non vi è la prova della destinazione a terzi della sostanza stupefacente rinvenuta». la giudice ha evidenziato infatti come «gli elementi acquisiti non consentono di addivenire a un giudizio di colpevolezza a carico dell’imputato». Il Tribunale, infatti, ha ritenuto che il mero «dato del rinvenimento di sostanza stupefacente – seppur di elevata quantità – non sia da solo sufficiente» per una sentenza di condanna.
Sul piano dell’accertamento penale la giudice ha valutato «insufficiente e contraddittoria la prova della destinazione della droga alla cessione di terzi». Il Tribunale, sottolineando la collaborazione dell’imputato con le forze dell’ordine, ha creduto alla versione del professionista che ha raccontato come la grossa quantità di marijuana costituisse «una scorta» per evitare il più possibile il contatto degli spacciatori anche per non «compromettere» la sua reputazione. Inoltre è stata dimostrata la capacità economica dell’uomo acquistare il quantitativo di marijuana, che la giudice ha ordinato di «confiscare e distruggere» essendo un «bene di natura illecita». Laura Distefano Fonte “La Sicilia” del 27-09-2023