L’uomo che giovedì mattina ha avuto un diverbio con l’autista dello scuolabus di Linguaglossa rifiuta l’appellativo di energumeno che non rispetta le regole. Lo fa decidendo di spiegarci il perché di un gesto di cui si è già pentito, ridimensionando però i fatti raccontati. “Mi chiamo Francesco Rampolla, ho 52 anni. – ci dice – A Linguaglossa mi conoscono in tanti perché ho un negozio di alimentari e tabaccheria nella frazione Catena. Tutti sanno che non sono un violento, anzi. Chiaro – spiega – che sono pentito e dispiaciuto per quanto accaduto, ma la mia reazione è il risultato della somma di tanta esasperazione. Da 3 anni contesto la gestione dello scuolabus per diverse ragioni, e adesso la decisione di istituire la fermata dello scuolabus in una piazzetta vuota e senza un pensilina dove ripararsi, proprio non la capisco. A Catena sono state istituite 3 fermate – continua – ma in quella della zona alta, il Comune sa che sale solo la mia nipotina. Bene, quando ci sono solo io che la posso accompagnare, secondo il Comune dovrei chiudere il mio negozio, che a quell’ora è sempre pieno di clienti, ed attendere o inseguire lo scuolabus. Non mi pare che questo sia un buon servizio reso ad un cittadino che si alza alle 5 del mattino per lavorare e paga regolarmente le tasse. Lo scorso anno il bus si fermava davanti il negozio, dove in tanti si riparavano dalla pioggia”. Poi in signor Francesco ci spiega il perché del gesto di giovedì mattina. “Avevo il negozio pieno di gente – spiega – Ho fatto cenno invano all’autista di fermarsi, ed ho interpretato negativamente il suo atteggiamento. Allora arrabbiato ho preso l’auto l’ho raggiunto e costretto a fermarsi. Poi ho aperto lo sportello del conducente, ma non per picchiare l’autista, ma solo per appropriarmi delle chiavi dello scuolabus. Volevo creare un caso. Volevo che il sindaco venisse a casa mia per riprendersi le chiavi. In quell’occasione gli avrei spiegato che l’istituzione della fermata in quel punto a Catena alta peggiora e non migliora il servizio. Io non ho il tempo di andare la Comune, partecipare alle riunioni o altro. Lavoro dalla mattina alla sera e non ho il tempo per chiedere in Comune di darmi un servizio che, pagando fior di tasse, credo mi spetti di diritto”.
Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 19-10-2013