Quella vicenda giudiziaria con un dipendente del Comune di Castiglione di Sicilia, durata ben 23 anni, gli aveva segnato l’esistenza, condizionato la sua vita e le sorti della sua azienda. Così quando il giudice penale della Corte di Appello ieri ha assolto definitivamente il suo avversario, preso dallo sconforto ha deciso di farla finita. E’ l’ipotesi più accreditata da parte dei carabinieri della Compagnia di Randazzo che stanno indagando sul suicidio di Salvatore Marano, imprenditore edile in pensione di 68 anni, residente a Linguaglossa. L’uomo ieri mattina intorno le 11,30 si trovava in casa. Per tutta la mattinata aveva atteso con trepidazione l’esito della sentenza definitiva, dopo che l’ultimo dibattimento era stato celebrato lunedì scorso. Per lui quel giudizio era importantissimo e dopo aver appreso che invece l’impiegato era stato assolto definitivamente perché il fatto non sussiste, ha maturato la tragica decisione, e dopo aver postato un messaggio su facebook, scrivendo di voler essere sepolto con i suoi genitori, ha impugnato la pistola che deteneva legalmente, l’ha puntata alla tempia e si è ucciso. Sono stati i suoi familiari dopo circa un’ora a trovarlo riverso per terra senza vita. “Nulla faceva presagire un gesto del genere”, ha commentato il suo legale, l’avvocato Rosario Pennisi. Era stato lui, ieri mattina, a comunicargli l’esito della sentenza. Il lungo iter giudiziario relativo alla vicenda conclusasi ieri nel modo più tragico, era stato avviato nel 1993, quando l’imprenditore di Linguaglossa, accusando il dipendente di bloccargli dei lavori, lo aveva denunciato per concussione. Per questo si era anche costituito parte civile nel processo che era diventato la battaglia principale “della sua vita”. In primo grado nel 2001, ebbe la meglio ed il dipendente fu condannato. Nel 2006 una seconda vittoria sancita dalla sentenza della Corte di Appello. Nel 2010 però la Cassazione accolse il ricorso dell’imputato e rinviato il giudizio nuovamente alla Corte di Appello, anche perché la sentenza di secondo grado era stata scritta a penna e la Suprema Corte l’ha considerata in parte illeggibile e quindi incomprensibile. Ieri l’ultimo atto della vicenda giudiziaria, con la Corte d’Appello di Catania che ha assolto definitivamente il dipendente del Comune di Castiglione, condannando Marano al pagamento delle spese legali e processuali. Probabilmente un colpo troppo duro per l’ex imprenditore che forse si aspettava di vincere ancora. Invece non è stato così e per questo, tutti immaginano, ha deciso di farla finita. Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 24-02-2016