Le malattie cardiovascolari (Mcv) rappresentano oggi un dato significativo nelle statistiche di mortalità e disabilità; ciononostante sono ancora sottostimate dalla collettività. Tra i principali fattori delle patologie collegate c’è il colesterolo alto. Di questo parliamo con il dott. Nino Arena (nel riquadro in alto) già cardiologo all’Arnas “Garibaldi” di Catania.
Con il termine malattie cardiovascolari cosa si intende? «Quel gruppo di malattie che coinvolgono il cuore in tutti i suoi componenti: miocardio, apparati valvolari, pericardio e vasi sanguigni».
Quali sono i fattori di rischio cardiovascolare? «Quelli cardiovascolari si possono dividere in: fattori di rischio non modificabili (età sesso e familiarità) e fattori di rischio suscettibili di modificazione. I fattori di rischio modificabili sono: ipertensione arteriosa, diabete mellito, fumo, menopausa precoce, obesità, sedentarietà, alterazioni del profilo glicidico e iperomocisteinemia».
Tra i principali fattori di rischio ritroviamo il colesterolo alto: cos’è e come si forma? «Il colesterolo è un lipide, indispensabile per il nostro organismo, che viene prodotto in parte dal fegato e in parte viene assunto tramite l’alimentazione».
In quale organo del corpo umano può fare più danno e quali patologie può provocare? «Il colesterolo in eccesso può causare la formazione di depositi di grassi nei vasi sanguigni, formando placche aterosclerotiche che possono portare a una riduzione del lume, fino alla chiusura, provocando ischemìa nel territorio a valle dell’ostruzione con conseguenze spesso fatali».
Come si individua il colesterolo alto e che prevenzione si può attuare per limitarne o eliminarne il rischio? «Le alterazioni della concentrazione ematica del colesterolo si possono facilmente individuare con esami sanguigni di routine. La prevenzione dei danni dovuti all’aumento della concentrazione ematica del colesterolo nel sangue si può ottenere correggendo i fattori di rischio modificabili (alimentazione appropriata, cessazione del fumo, controllo dell’ipertensione, aumento dell’attività fisica, ottimizzazione del controllo della glicemia) e con interventi farmacologici».
In questi casi la prevenzione può salvare la vita? «La riduzione del colesterolo, se alto, può salvare molte vite. Una riduzione di 40 mg/dl di Ldl colesterolo si associa a una riduzione del 20- 25% delle morti per cause cardiovascolari e infarti».
Qual è la correlazione tra colesterolo cattivo (Ldl) e varie patologie come ictus, aterosclerosi, trombosi, complicazioni renali? «Vi è una correlazione lineare fra i valori di colesterolo Ldl (cattivo) e patologie cardiovascolari. Una terapia efficace mira a dimezzare il valore Ldl rispetto a quello di base».
Quali sono i trattamenti terapeutici e ci sono novità in questo settore? «Sono stati individuati valori di colesterolo Ldl da fare raggiungere al paziente in rapporto al rischio previsto: rischio molto alto (pregresso evento ischemico cardiovascolare) 70 mg/dl; rischio alto (paziente che associa più fattori di rischio) Ldl 100 mg/dl; rischio moderato 110 mg/dl. Per ridurre i livelli di colesterolo Ldl, il primo passo è una alimentazione corretta. Se non si riesce a raggiungere il target prefisso si possono prescrivere una serie di farmaci che riducono i valori del colesterolo Ldl. I più usati sono le statine, che riducono la sintesi del colesterolo endogeno prodotto dal fegato attraverso l’inibizione competitiva dell’enzima Hmg-CoA reduttasi. Tali farmaci non sono scevri di effetti collaterali come miopatie, aumento delle transaminasi e forse aumento di casi di diabete». «Un altro farmaco usato, ma non efficace come le statine è l’ezetimibe che inibisce selettivamente l’assorbimento intestinale del colesterolo assunto con l’alimentazione. Si possono associare le statine e l’ezetimibe in modo da dare un dosaggio inferiore di statina e avere un migliore risultato terapeutico. Da poco sono disponibili gli inibitori della Pcsk9 anticorpi monoclonali che sono in grado di abbassare in maniera eclatante i valori Ldl. Essi agiscono inibendo la proteina convertasi subtilisina/Kexin tipo 9». Come mai ancora oggi questo nemico è poco conosciuto e quindi sottovalutato? «Ancora oggi al colesterolo non viene data la giusta importanza perché il suo aumento non dà un effetto immediato ma diventa pericoloso nel tempo e il paziente, non avvertendo sintomi, non valuta il danno che provoca l’alterazione dei lipidi nel sangue, danneggiando l’apparato cardiovascolare». Maria Pia Risa Fonte “La Sicilia” del 23-01-2021