Sono salve solo grazie al coraggio e alla bravura dei vigili del fuoco di Maletto, ma hanno seriamente rischiato di alimentare il già cospicuo cimitero di animali che chissà da quanti secoli giace in fondo a quell’enorme voragine sull’Etna a circa 1600 metri d’altezza. Parliamo di due caprette di proprietà di un allevatore di Maletto che da giorni si erano perse. I due animali, infatti, si erano allontanati dall’ovile e forse per sfuggire alla morsa di alcuni cani randagi, forti della loro capacità di “scalatrici” e della loro indole ad arrampicarsi sulle montagne rocciose, hanno cominciato a scendere lungo la ripidissima parete dell’enorme voragine, sita fra monte Egitto e monte Scavo. L’Etna è piena di voragini come questa. Enormi e imponenti si aprono tutte in perpendicolare al terreno, la cui causa è da far risalire a due ipotesi di movimenti speleologici. Il primo di questi derivato alla possibile apertura di una frattura del suolo legato alla dinamica del vulcano, mentre il secondo – e più plausibile – a seguito del drenaggio della lava che può formare grotte o, come in questo caso, enormi cavità. Qualunque sia la loro origine, sono estremamente pericolose e difficili da scalare. Solo i rocciatori più allenati si cimentano in questo tipo di imprese. Gli alpinisti per caso è bene che non ci provino. Le caprette però sono finite dentro la voragine, trovando riparo dal sole e dalle intemperie dentro una intercapedine fra le rocce a circa 20 metri dalla superficie. Se a scendere sono riuscite, però, non è stato così per la risalita tanto da rimanere bloccate per giorni. Fortunatamente il loro belare è stato udito da alcuni turisti che, avendo capito che gli animali non avevano la possibilità di risalire hanno avvertito la Guardia forestale di Bronte. Lanciato l’allarme è stato rintracciato l’allevatore che si è subito recato nei pressi della voragine. Recuperare le caprette però era veramente impossibile, così sono stati avvisati i vigile del fuoco di Maletto. Una squadra di abili pompieri, dotati del necessario equipaggiamento, si è calata nella profondissima voragine per raggiungere le caprette. L’operazione è riuscita: quando sono state raggiunte, i vigili del fuoco le hanno legate e poi piano piano le hanno issate su. Appena sono state slegate, nonostante fossero sfinite per il caldo e la fame, le piccole caprette hanno cominciato a saltellare gioiose, come se avessero capito di essere state salvate. Grande soddisfazione anche fra i vigili del fuoco, abili a mettere in pratica i tanti allenamenti e gli addestramenti effettuati durante l’anno. Non è la prima volta che sull’Etna animali cadono in voragini come questa. Non è neanche la prima volta che vengono salvati da una lenta ma sicura morte. Qualche giorno fa altri animali sono tirati su più o meno nella stessa zona dal Soccorso alpino della Guardia forestale alla presenza dei veterinari dell’Asp. Belle ed affascinanti queste voragini, che in molti chiamano grotte, attirano l’attenzione di studiosi e turisti perché, sembrano un misterioso accesso a quelle profondità che profumano di mitologia, ma che possono trasformarsi in pericolose trappole.
Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 22-07-2014