Arriva a tarda notte la notizia che da qualche mese trapelava nell’aria, ma che fino a ieri mattina era solo una ipotesi. Il Consiglio dei Ministri, riunitosi venerdì e che dopo alcune soste è finito all’una e venti di ieri mattina, su proposta del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ha deliberato lo scioglimento del Comune di Maniace “in esito ad accertati condizionamenti della vita amministrativa da parte delle organizzazioni criminali locali”. Quattro righe, in cui è racchiusa un’intensa attività ispettiva durata tre mesi e le conclusioni, ancora non ufficiali, depositate al prefetto di Catania Claudio Sammartino, che aveva dato il via alla procedura. Il tutto è iniziato il 23 ottobre scorso, quando nei locali del Comune giunse una imponente task force, composta da Polizia, Guardia di Finanza, Carabinieri e funzionari della Prefettura, che sequestrarono diversi atti, chiudendo tutto in un locale inaccessibile e che poi, nei tre mesi successivi, sono stati spulciati e passati al tappeto. Il tutto è partito a seguito di una richiesta, avanzata dalla Procura di Catania, in relazione ad inchieste sulla mafia dei Nebrodi, che poteva avere coinvolgimenti, sia in seno alla Giunta, sia in seno al Consiglio comunale del piccolo Comune sui Nebrodi. In particolare, da informazioni trapelate, sembra che uno degli assessori sia indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso e che nel corso delle ispezioni, si sia riscontrato il coinvolgimento di altri componenti in seno a Giunta e Consiglio, di altri soggetti legati ad attività losche. Ipotesi che, probabilmente, saranno più chiare dopo il decreto di scioglimento, che ora deve essere predisposto e notificato al primo cittadino. L’attività della commissione, che per legge resta in carica tre mesi, è durata fino al 22 gennaio 2020, la stessa ha convocato al Comune diversi aggiudicatari di appalti e servizi per l’Ente, per capire le procedure di affidamento delle gare, la tracciabilità dei pagamenti e tutto l’iter seguito nelle varie situazioni.
Ma sicuramente qualcosa non è andata per il verso giusto. Infatti, al termine della loro intensa attività ispettiva, la relazione presentata al prefetto ha trovato dei connubi poco chiari, da cui è scaturita l’attuale situazione. La forte motivazione decretata nel provvedimento del Consiglio dei Ministri, parla chiaro: accertati condizionamenti della vita amministrativa da parte delle organizzazioni criminali è una frase che racchiude gravi motivazioni e che lascia dubbi enormi su come sia stato amministrato il Comune negli ultimi anni. Da una parte il sindaco, che difende il suo operato e che dal primo momento ha dichiarato la sua estraneità a fatti illegali, dall’altra una commissione che ha passato al setaccio anni di attività amministrativa e che sono giunte a delle conclusioni pesanti. Ora, a qualche mese dalle elezioni, previste in primavera e rinviate in autunno, a Maniace non si potrà votare. Infatti dopo lo scioglimento, ci sarà un periodo di commissariamento che potrà durare dai 12 ai 18 mesi, prorogabile fino a 24 mesi. Poi verranno indette nuove elezioni in cui non potranno candidarsi le persone le cui condotte hanno portato allo scioglimento. Luigi Saitta Fonte “La Sicilia” del 17-05-2020
UN CENTRO PRODUTTIVO E UN PATRONO IN COMUNE CON TORTORICI – Il Comune di Maniace è stato costituito il 18 aprile 1981. Si trova tra Bronte, di cui prima era una frazione, Randazzo e alcuni comuni del Messinese, in pieno Parco dei Nebrodi ed è sorto intorno al Castello Nelson, con le prime case costruite proprio dai contadini che prestavano il loro servizio nella Ducea. Molti di loro sono giunti a Maniace, dal Messinese, in particolare da Tortorici e infatti i due paesi hanno molto in comune a partire dal patrono, S. Sebastiano, fino alla topografia del paese composta da contrade distanti tra loro. Petrosino, S. Andrea, Margherito, Cavallaro, sono tra le contrade pìù grandi. Gli abitanti, dati 2019, sono 3764. L’economia del paese è basata sulla coltivazione di pere e pesche, molto rinomate e ultimamente anche di fragole. Presenti anche molti allevamenti di bovini e ovini e la produzione di carne locale e salumi, con ottime industrie casearie. Ma molti maniacesi, specie donne, sono anche protagonisti nella lavorazione degli agrumi. In molti, ogni giorno, si spostano verso la Piana di Catania per lavorare nei magazzini di agrumi. Tanti anche i lavoratori forestali, in gran parte stagionali, che soprattutto nei mesi estivi prestano la loro opera nelle squadre antincendio e nell’Azienda Forestale sia sull’Etna che sui Nebrodi. Luigi Saitta Fonte “La Sicilia” del 17-05-2020