È amareggiato il primo cittadino di Maniace, Antonino Cantali, dopo avere appreso della delibera di scioglimento per mafia del suo Comune approvata durante la notte tra il 15 e il 16 dal Consiglio dei ministri. «Una decisione inaspettata e che mi lascia attonito – dichiara il sindaco – sia per la tempistica sia per quanto accaduto nei mesi scorsi. Ho appreso la notizia dalla stampa, mentre predisponevo le ordinanze per le riapertura degli esercizi commerciali post emergenza coronavirus. Sono tranquillo per il mio operato, svolto sempre con diligenza e per il bene della comunità. Lo dimostra il fatto che ho collaborato pienamente con la commissione ispettiva, fornendo loro tutto quello che mi hanno richiesto. Ora aspetto il decreto per capire le motivazioni e predisporre un eventuale ricorso, non per me, ma per difendere il buon nome dei maniacesi». «Sono dispiaciuto per quanto accaduto – gli fa eco Salvatore Pinzone Vecchio, ex sindaco per due legislature e attuale presidente del Consiglio comunale – Maniace è un Comune laborioso che vive di agricoltura e forestale. Dal mio punto di vista non ci sono infiltrazioni mafiose, specie nel Consiglio che con le normative attuali è solo un organo propositivo e di controllo. Sono profondamente amareggiato e non mi aspettavo una tale decisione».
«Non mi ha fatto piacere apprendere questa notizia – dice monsignor Nunzio Galati, padre spirituale della comunità maniacese, che fu il promotore delle azioni che portarono nel 1981 all’indipendenza da Bronte e alla nascita del Comune – specie alla luce degli ultimi anni. Alla fine degli anni Ottanta e nei primi anni Novanta, la cronaca ha riportato spesso gravi fatti avvenuti a Maniace. Tempi di guerra di mafia sfociata in vari crimini tra cui omicidi con diversi lutti che coinvolsero le famiglie maniacese. Dopo quei fatti, la comunità ha reagito e negli ultimi anni la situazione è stata tranquilla. Il popolo vive di lavoro, impegni e ha intrapreso una strada che lo ha portato ad un riscatto sociale e morale, anche con manifestazioni contro la mafia. Detto questo, non conosco le motivazioni che hanno portato allo scioglimento e se c’è responsabilità da parte dell’Amministrazione. Posso affermare con certezza che negli ultimi anni la situazione è migliorata, con la popolazione che ha prodotto gli anticorpi per reagire alla brutta situazione degli anni Ottanta». Anche la maestra Marisa Caruso esprime rammarico: «La notizia lascia l’amaro in bocca, pensando agli anni di piombo quando tanti giovani, entrati nel giro della mafia, persero la vita. Ma da circa 20 anni la popolazione ha iniziato un serio percorso verso la legalità, tanto che non abbiamo avuto altre vittime. Questa notizia arriva come una “mazzata” per i maniacesi onesti. Da maestra posso affermare che Maniace non è mafiosa e lo dico perché da anni percorro, insieme ai bambini, ai giovani e alla popolazione un cammino sano verso l’onestà, la giustizia e la pace». Luigi Saitta Fonte “La Sicilia” del 17-05-2020