Nuovi risvolti nell’operazione “Trash”, condotta dai cc di Randazzo che nel marzo scorso ha assicurato alla giustizia 14 malviventi più il loro capo, Francesco Montagno Bozzone di Bronte, con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso dedita alle estorsioni. I carabinieri dopo accurate indagini, ieri intorno alle 4 e mezzo, hanno notificato 4 nuove ordinanze custodia cautelare nei confronti di altrettanti personaggi del clan, tutti residenti a Maniace.Si tratta dell’imprenditore Mario Galati di anni 35 (gia arrestato durate la prima operazione Trash), dell’operaio Toni Galati Rando di anni 22 (fra loro parenti e dei fratelli imprenditori Giovanni Galati Sansone di 49 anni (anch’esso in carcere e coinvolto nell’operazione Trash di marzo) e Rosario Sansone Galati di 55 anni. Se a Bronte il clan. vicino ai catanesi Mazzei detti “i carcagnusi”. ha tentato di imporre alla società del nord Italia che si occupa di appalti pubblici, cheeffettua la raccolta dei rifiuti, alcuni servizi come la riparazione dei mezzi presso officine “gradite”. il noleggio dei mezzi e l’assunzione di fittizi guardiani nei depositi, a Maniace, attraverso l’azione dei 4 malviventi locali, ha tentato di fare la stessa identica cosa con l’impresa catanese che si è aggiudicata la costruzione di un edificio pubblico comunale. In pratica i 4 hanno contattato i vertici dell’impresa e gli hanno fatto capire a chiare lettere che, se voleva completare i lavori in pace, non solo doveva assumere gli operai da loro indicati, senza protestare se questi non si fossero neanche recati sul posto di lavoro, ma avrebbero dovuto acquistare i materiali per finire l’opera, nei magazzini dei loro amici. Una estorsione in grande stile cui all’inizio l’impresa non ha dato il peso giusto, ma con cui ha dovuto fare i conti dopo alcuni furti verificatisi nel cantiere con tanto di rivendicazione. Così alla fine l’impresa catanese ha pensato di inchinarsi alla volontà del clan, convinta di non riuscire a scrollarsi di dosso il grave peso dell’estorsione. A salvarla dalla morsa del racket, ci hanno pensato però i Cc di Randazzo e Maniace che, anche senza l’aiuto di collaboratori sono riusciti a fare luce sulla vicenda e racimolare prove così schiaccianti da non lasciare dubbi econsentire al Gip di assecondare le richieste della Procura della Repubblica etnea assicurando alla giustizia altri due esponenti del clan e appesantendo la posizione degli altri 2.
Un furto nel cantiere avvertimento del clan
Tutto è cominciato dopo un furto delle cosiddette “cravatte” per dare forma ai pilastri in cemento armato, ovvero quegli attrezzi di ferro che i muratori utilizzano per bloccare le sagome di legno che danno forma al cemento armato prima che si asciughi, dal cantiere allestito dall’impresa catanese a Maniace. Già perché i 4 maniacesi, affiliati al clan di Montagno Bozzone, in questa maniera avevano fatto capire alla ditta di essere in grado di entrare dentro il cantiere e procurare diversi danni. Scoperto il furto, l’impresa ha sporto denuncia ai Cc che ovviamente hanno cominciato ad indagare ed a spiare, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, i malviventi locali. Per recuperare ogni prova. I militari in borghese hanno osservato il procedere dei lavori, prendendo nota degli operai e dei contatti dei responsabili dell’impresa. Alla fine tutto è stato chiaro, Quando l’ impresa si è inchinata al volere dei quattro malviventi, questi, in segno di riconoscimento, hanno pure restituito le cravatte di ferro. A questo punto ai carabinieri mancavano solo piccoli dettagli prima dell’ennesima operazione che ha sì aggravato le responsabilità di parte degli uomini del clan, ma non ha liberato il territorio dalla morsa della criminalità organizzata. Per questo i Cc dei Randazzo chiedono alla gente ulteriore fiducia nei confronti delle forze dell’ordine che se in possesso delle prove necessarie, è capace di assicurare alla giustizia i colpevoli.
Fonte la sicilia 24-07-08